La cultura che ci manca

E’ domenica pomeriggio e passeggio per il centro storico di Marino in compagnia di mio marito. Fin qui tutto normale, mi direte. Entro in una gelateria e tra i vari depliant esposti trovo una copia del “mensile d’informazione e cultura dei Castelli Romani a diffusione gratuita” “La Gazzetta del cittadino”.
Inizio a leggere il giornale e scopro rapidamente che si tratta di un bieco mezzo di informazione politica utilizzata dal giovane candidato del PDL Andrea Crisanti.

Fin qui niente di strano mi direte: sul proprio giornale ognuno scrive quello che vuole e non dimentichiamo che c’è qualcuno di molto in alto che proprio attraverso il monopolio editoriale ha costruito parte del proprio potere mediatico.
Ma lasciamo stare le grandi sfere e pensiamo a coloro che più da vicino tentano di “fare cultura” nel nostro territorio. Infatti alla pagina n° 3 del suddetto mensile trovo un interessante articolo dedicato alle imminenti elezioni comunali, naturalmente seguito dalla publicità elettorale del Crisanti. L’autore di tale articolo (tale Pietro Bernardi) fa una rassegna dei candidati sindaco al Comune di Marino, soffermandosi a criticare nell’ordine Rapo, Onorati e infine Tammaro, attaccando i primi sulla base di “precedenti storici” e definendo Adolfo Tammaro come un “catto-comunista convertito ecologista”.
Nel leggere queste parole la mia soglia di tolleranza verso il qualunquismo si è abbassata precipitosamente: ancora di catto-comunisti si parla? Ma soprattutto, per favore, ditemi qual è il motivo per cui un catto-comunista (dimenticavo che non saprei neanche dire se Tammaro lo sia veramente) non possa anche essere un ecologista? È necessario subire una conversione? Forse gli ecologisti sono ontologicamente persone atee (non cattoliche), che amano la natura, mentre i cattolici la deturpano e i comunisti poi lasciamoli perdere: se mangiavano i bambini figuriamoci cosa fanno con il verde che ci circonda!
Caro Bernardi, ho visto che in un vecchio articolo dello stesso mensile lei parla di una cultura da riscoprire a Marino: cultura che c’è ma non si vede, la definisce! Purtroppo io vedo questa cultura di cui lei parla ed è quella di chi ragiona ancora a compartimenti stagni e diffonde le notizie con l’uso di parole a buon mercato e che descrive le persone applicando etichette preconfezionate. In fondo credo che abbia definito Tammaro in questo modo solo perché non aveva dati e fatti a cui fare appello per gettare fango sullo stesso candidato. Allora rispolverare la buona e sana vecchia cultura delle etichette fa sempre comodo per rimpolpare un articolo, il cui scopo è peraltro quello di fare l’apologia del candidato Palozzi, perché i marinesi hanno bisogno di un sindaco che “li stia ad ascoltare, che sappia risolvere, per quanto possibile, i loro problemi quotidiani. La buca per strada, la fogna rotta, la città pulita.” Ah sì? Sa, lo scorso anno mio marito ha trasmesso una richiesta protocollata al Comune di Marino per la messa in sicurezza della via in cui abitiamo, priva di specchi nelle curve e dei dossi per la limitazione della velocità. Non sa quanto è stato prodigo di risposte e attenzioni il nostro caro attuale sindaco Palozzi! Così attento ai cittadini che ancora attendiamo notizia ed ora a pochi giorni dalle elezioni ha ben pensato di riasfaltare tutte le strade di Marino, perfino la nostra, dimentico del fatto che per farci contenti ci bastavano 2 specchi e qualche limitatore di velocità.
Senza fare poi menzione dell’urgenza con cui è stato connotato questo intervento di riasfaltatura, come se per cinque anni Palozzi non si fosse accorto dello stato in cui versano le strade del nostro paese, tanto da farle diventare un’emergenza.

Insomma di cultura c’è ne veramente bisogno, visto che anche i giornalisti, che al mondo d’oggi sono i veicoli culturali per antonomasia, indipendentemente dallo schieramento politico, fanno un uso del linguaggio inappropriato.
La cultura, si sa, passa prima di tutto attraverso la parola.