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Museo del Cinema a Marino: purtroppo non è un film!

Ritardi, costi aumentati, affidi in urgenza: la saga della buona amministrazione al contrario!

Che è ‘ssu cinematagrafu” è solito dire il marinese doc quando una faccenda si dilunga in maniera esagerata sino ad assumere i connotati fittizi della finzione cinematografica. Purtroppo quello che sta succedendo a Marino, anche se assomiglia ad una farsa, è totalmente reale.
La sala Lepanto, la sala comunale situata ai piedi di Palazzo Colonna, di solito usata da amministrazione, associazioni e cittadini per svariate iniziative, è chiusa da quattro anni. È inaccessibile da quando la giunta di allora, guidata come quella attuale dal sindaco Palozzi, decise di farne un Museo del Cinema.

Se già la correlazione tra Marino e il cinema provocava dubbi, molte più perplessità sono state provocate dal fatto che i lavori furono affidati d’urgenza con procedura negoziata senza pubblicazione di bando pubblico.

Ricorrere a questo genere di procedura non è affatto cosa nuova per la giunta Palozzi, alla luce del fatto che, come già più volte sottolineato dall’ex consigliere Sandro Caracci, in cinque anni il Comune ha affidato lavori per oltre 5 milioni di euro con il carattere d’urgenza.
Proprio per il perpetuarsi di questa “usanza palozziana”, nel 2010 l’Autorità di vigilanza sui servizi pubblici è intervenuta sull’amministrazione e ha evidenziato le criticità che questo uso smodato degli affidamenti d’urgenza comporta.

Se è vero che nelle intenzioni degli amministratori il suo utilizzo risponde all’esigenza di ridurre tempi e costi, in questo caso, come sostenuto dal consigliere d’opposizione del Movimento per il Cambiamento Adolfo Tammaro, l’effetto ottenuto è completamente opposto: le spese aumentano a dismisura e la sala è ancora chiusa.
In dettaglio:

Ora il Comune ha rifatto la gara d’appalto e ha affidato i lavori ad una nuova ditta. Il tutto provocando nuovi costi per le casse comunali aggiunti al costo che il comune attualmente paga, in forma di noleggio, per circa 20 mila euro l’anno per il materiale che dovrebbe essere contenuto in questo fantomatico museo.

Come si giustifica Palozzi? Come spiegare i motivi del suo operato?
A chi è dotato di un po’ di fantasia, le ragioni di tutta questa “commedia” certo non sfuggono.

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