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Primarie e voglia apparente di partecipazione

Vi è un gap drammatico fra ostentata voglia di partecipazione e disinteresse per le sorti della propria comunità

C’è l’Italia che urla, impreca, grida, piange, strepita, marcia, si astiene, sfascia, geme, espatria ed affolla piazze reali e virtuali.
Poi c’è l’Italia, ancora numerosa, che alle grandi e meno grandi scadenze, istituzionali e non, si pronuncia e sceglie. Sceglie sempre con la stessa logica: si tura il naso e poi vota. Sceglie Berlusconi, Prodi, Berlusconi, Prodi, Berlusconi, Palozzi, Bersani… e chi più ne ha più ne metta.

L’importante è che , oltre alla solita buona, vecchia ed irrinunciabile demagogia, poco importi che sia di destra o di sinistra, sotto sotto ci sia la rassicurazione che i personaggi in commedia siano più o meno sempre gli stessi . D’altronde è innegabile che spesso le alternative di turno presentino aspetti discutibili.

 

La cosa buffa è che queste due Italie non sono affatto cosi distanti e separate; quanti fra noi potrebbero facilmente essere iscritti ad entrambe queste categorie?

Però, mentre ci si affolla per gli “appuntamenti importanti”, dove non si decide mai nulla se non la spartizione dei posti di potere, si diserta invece la partecipazione alla battaglia politica quotidiana nella propria realtà, con effetti concreti e deleteri sulla propria qualità della vita.

Infatti, vi è una terza categoria che raccoglie la quasi unanimità della popolazione. E’ la “supercategoria” di quelli che non partecipano alla vita politica e sociale della propria comunità perché “la politica fa schifo”, sostengono come giustificazione. Quella politica spicciola dove si svolgono attività e scelte che impattano evidentemente nella nostra realtà quotidiana . Un esempio lampante di ciò accade nel nostro Comune, dove si assiste ad uno scempio quotidiano del territorio effettuato su scala locale nella indifferenza apparente di gran parte degli abitanti.

Non voglio esagerare con questa critica sui vizi ricorrenti del cittadino italiano . Sono consapevole che il sistema politico-costituzionale è congeniato proprio per rendere quasi disperata qualsiasi ipotesi reale di alternativa politica. La partitocrazia su questo è davvero granitica.
Però mi chiedo: dopo decenni di tali prove da parte della nostra classe politico / affaristica non è ancora chiaro che disimpegnarsi e delegare ad essa le scelte che ipotecano il nostro futuro equivalga ad una specie di agonia neppure troppo lenta?

Ed allora continuiamo pure ad affollare questi appuntamenti “importanti”. Ma , soprattutto, prendiamo in mano il nostro destino e partecipiamo alla vita della nostra comunità. Ora, subito, prima che sia troppo tardi!

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