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Comune di Marino subisce i danni della Falcognana

Dopo la scellerata decisione del Comune di Roma di convertire ed ampliare la discarica della Falcognana, facendola diventare di fatto una seconda Malagrotta, e spostando cosi sul quadrante sud est (Castelli Romani) il problema dello stoccaggio dei rifiuti del comune stesso, i Cittadini castellani e i marinesi in particolare, si saranno accorti, da qualche settimana, dell’eccezionale aumento del traffico, soprattutto pesante, in corrispondenza delle direttrici via del Divino Amore, via Nettunense e via Appia. Tale situazione è stata determinata da un provvedimento amministrativo del IX Municipio di Roma (in seguito all’ord. della Provincia di Roma n,35 del 4 Dic. 2012, recepita dal Comune di Roma con direttiva di giunta del 05/08/2013) che vieta il traffico dei mezzi pesanti sul tratto di Via Ardeatina, direzione Roma, dal km. 11,900 (incrocio con via Castel di Leva) al km. 14,400 (incrocio con s.p. Divino Amore) e di via Porta Medaglia direzione Laurentina.
Queste due decisioni rappresentano un colpo mortale per il nostro territorio, e finiscono di aggravare la ormai insostenibile situazione del traffico locale delle vie Nettunense ed Appia, già da anni messe a dura prova dal continuo incremento della popolazione, conseguenza della indiscriminata cementificazione di quelle che una volta erano considerate le verdi colline dei Castelli Romani. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: file interminabili di autotreni che dalle prime ore del giorno fino a tarda sera bloccano di fatto la strada provinciale 91/b (meglio conosciuta come via del Divino Amore) la via Falcognana, la via Nettunense e la via Appia; centinaia di mezzi pesanti che, da e per Roma, si dirigono alle zone industriali di Cecchina, di Pomezia e Santa Palomba creando code e ingorghi continui.

Traffico, inquinamento stradale, rumore oltre i limiti, inquinamento prodotto dell’aeroporto di Ciampino, e aggiungiamo, probabile aggravamento della condizione attuale con l’apertura della discarica Falcognana, rendono oramai le nostre zone ai limiti della sopportazione umana. Quanto tempo dovremo aspettare affinché anche le autorità politiche locali si accorgano di come le decisioni di Roma Capitale, atte a tutelare i propri interessi, vadano ad impattare negativamente sulla vita di tutti i giorni degli abitanti dei Castelli Romani?

 

 

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