Decoro urbano a Marino: chi l’ha visto?

Abito a Marino centro da ormai 30 anni. Non ho avuto mai molto tempo per osservare come si evolveva Marino durante questi anni. Ora che sono in pensione e devo organizzare il tempo ho deciso di adottare un cane. Questo mi ha permesso di cominciare a guardarmi intorno e il panorama, francamente, non mi è piaciuto. Dal “libro dei sogni” distribuito dal Sindaco (ex?) Palozzi in periodo di campagna elettorale, cito: “la riqualificazione e la valorizzazione del verde pubblico” e “molti parchi sono stati migliorati ed altri completamente realizzati“.
Prendiamo allora in esame il parco del fontanile “D’Ammonte”, il parco di Via Vecchia di Grottaferrata, il parco di Piazza Don Sturzo,Villa Desideri.

Il parco del fontanile D’Ammonte si trova, per chi non è di Marino centro, al termine di un percorso molto interessante anche dal punto di vista storico. Infatti, nel Medioevo, i pellegrini che salivano da Castel Gandolfo e arrivavano a Marino probabilmente non percorrevano la strada attuale, bensì quella che passava di fianco alla torre che si vede dall’attuale strada comunale e che lasciava sulla sinistra il santuario della Madonna dell’ Acqua Santa, che ancora si può ammirare.
Qualche anno fa si decise di valorizzare questa zona con la sistemazione del vecchio lavatoio, il fontanile D’Ammonte appunto, creando una zona attrezzata che potesse essere fruita dai cittadini di Marino. Immagino che alla sua inaugurazione, come di solito succede, i vari attori avranno fatto sfoggio della loro eloquenza per decantare i lavori fatti e l’impegno a soddisfare le esigenze della popolazione. Ma “sic transit gloria mundi” e così spenti i microfoni e ammainate le bandiere nessuno più ha pensato alla cura del parco.
I sedili per fare il pic nic sono ormai poco più di che un rottame come pure le panchine e i lampioni che certamente accesi potevano rendere fruibile il luogo anche di sera. Il fontanile è ormai in completo abbandono e sì che si tratta di un pezzo di storia come si può vedere dalle foto storiche che ritraggono la intensa attività delle donne marinesi intente a lavare la biancheria. Scendendo poi verso la stazione e passando di fianco alla torre che non so per quale miracolo ancora rimane in piedi si assiste allo scempio causato da una discarica. E’ molto difficile passare cercando di evitare le varie carcasse che si possono incontrare. E sì che quella sarebbe potuta diventare anche una piacevole passeggiata per chi, scendendo alla stazione ferroviaria, avrebbe potuto ripercorrere un pezzo di storia marinese: le cave di peperino.

Quella del parco di Via Vecchia di Grottaferrata è un’altra storia. Situato nei pressi di una banca con ingresso, per la verità non molto visibile, sulla strada da cui prende il nome, faceva parte di uno dei punti del programma della seconda giunta Palozzi . E’ stato naturalmente inaugurato in pompa magna, ma poi?
A onor del vero il verde viene regolarmente mantenuto con il taglio dell’erba, ma forse lo scopo per il quale è stato realizzato non è quello attuale. Il manufatto, che dovrebbe essere un punto di aggregazione all’interno del parco, è adesso chiuso e l’interno in stato di abbandono come pure i bagni. Fino a poco tempo fa c’erano due vetri rotti e le porte dei bagni erano prive di pannelli.
Adesso sono chiusi e secondo me mai utilizzati (ci sono ancora le etichette sui sanitari!). I forni adiacenti che potevano essere usati per fare barbecue sono inutilizzabili perchè mancano gli sportelli e sono pieni di rovi. C’è inoltre uno spazio aperto che potrebbe essere usato per ballare o fare degli spettacoli ma che non è stato mai usato. Insomma il tutto dà l’impressione che la sistemazione del parco sia stata tutta una operazione, fatta con i soldi pubblici, per dare visibilità alla amministrazione del “fare”. Manca infatti, che io ne sappia, un vero piano di utilizzo e di gestione dello stesso.

Il parco di Piazza Don Sturzo davanti al supermercato viene regolarmente ripulito dalle erbacce ma l’area giochi ormai non esiste più e dire che il bacino di utenza dello stesso è molto vasto vista la vicinanza con le case popolari, il supermercato e le costruzioni che si affacciano sulla piazza.

Villa Desideri. Leggo dal libretto distribuito in occasione delle elezioni amministrative del 2011: ”Riqualificazione completa dell’area, realizzazione aree verdi, viali interni, impianto di irrigazione, nuova illuminazione e potatura degli alberi”.
I viali interni, quelli che sono sotto il boschetto nella parte sottostante la biblioteca pubblica, ormai non esistono più: l’erba si è ripresa lo spazio ed è diventato tutto prato. L’illuminazione salvo un paio di lampioni non esiste più. Le aiuole sono diventate una foresta e l’impianto di irrigazione non irriga più.

Volendo continuare si potrebbe parlare inoltre dello stato delle strade, della segnaletica stradale, della pulizia delle stesse.
Ad esempio la pavimentazione di Via Marcantonio Colonna a quanto ricordo non è stata mai rifatta, ma solo rappezzata. Gli abitanti sono stati sfortunati: la strada non faceva parte del programma di visibilità durante l’ultima campagna elettorale, quella per intenderci ha portato per esempio al rifacimento, a tappe forzate, di piazza Garibaldi e alla pavimentazione di corso Vittoria Colonna. Non so se avete fatto caso, affaciandovi alla “trincea”, che fine ha fatto la scritta “Città di Marino” realizzata con aiuole vicino al campo sportivo: per capire adesso cosa c’è scritto ci vuole l’aiuto di un egittologo.

Per la pulizia delle strade vale per tutte un esempio. Venerdi 12 luglio è stato pubblicizzato un incontro dal tema: “Nuova Variante urbanistica: servizi alla famiglia” con manifesti e da un volantinaggio meticoloso per tutto il centro storico e immagino frazioni. Questo volantinaggio è servito come cartina di tornasole per verificare come vengono pulite le strade. A più di una settimana infatti si potevano trovare ancora per strada i suddetti volantini ormai quasi non più riconoscibili a causa del sole e della pioggia.

Siccome però bisogna essere obiettivi e costruttivi forse bisognerebbe istituire un tavolo permanente di un colore diverso da quelli che dovevano aprirsi e vedere se fosse possibile, una volta fatti i lavori su questi parchi, trovare una qualche forma di collaborazione con i cittadini per mantenerli efficienti.