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No, “noi” no!

Non è vero che la politica corrotta è ciò che ci meritiamo

Un uomo buono, amato da tutti, aveva il pallino di vincere alla lotteria. Ogni giorno accendeva una candela e pregava Dio di esaudirlo. Tutto il paese era toccato da quella mania un po’ puerile e sperava con tutto il cuore che il sogno si avverasse. Persino Simon Pietro, in Paradiso, si turbò e chiese a Dio perché si dimostrasse così insensibile. “Figlio mio”, rispose il Padreterno, “vorrei tanto esaudire la richiesta, ma quel buon uomo non ha mai comprato un biglietto!”

Un altro uomo è agli arresti domiciliari. E’ indagato per corruzione e peculato. Si chiama Fabio Silvagni ed è sindaco di Marino. Fino a prova contraria è innocente. Ma le intercettazioni rivelate dalla stampa, se confermate, richiamano quel mondo di piccoli grandi favori che ha condotto l’Italia sull’orlo del baratro. Il nostro bene comune, cioè il territorio, i servizi, la salute, spremuti e distrutti per finire nelle tasche di potenti gruppi di interesse o di una schiera di “amici”. Di solito, a questo punto il giornalista benpensante conclude che quel modo di fare politica è lo specchio di ciò che siamo noi, che per un piccolo vantaggio personale siamo pronti ad accettare un grande danno alla comunità. Ovviamente quel “noi” non comprende il giornalista, che si sente ben al di sopra delle masse, né il lettore, che a tutti pensa tranne che a se stesso.

Perciò lo dico chiaro e tondo, a rischio di risultare odioso. Non mi sento affatto parte di quel “noi”. E non lo sono i miei amici e le tante persone che conosco a Marino e frazioni. Corruttori e corrotti sono una piccola schiera di malviventi, che nulla hanno a che vedere con la gente onesta.

Ma allora perché l’Italia sembra sprofondare nella corruzione? Secondo me perché a noi (e stavolta nel “noi” mi ci metto anch’io) piacciono tanto i Matteotti e i Falcone, gli eroi pronti a morire per la patria. Siamo brave persone, ma aspettiamo che sia qualcun altro a risolvere questi problemi. Alla sera, con tutta la stanchezza addosso, non ce la facciamo proprio a uscire di nuovo di casa per occuparci di questioni noiose e sgradevoli come la cura dei nostri interessi comuni. E ancora, se tutti fanno i furbi e ci passano davanti in coda, perché dobbiamo essere proprio noi i fessi che rispettano le regole? E così il potere resta nelle mani della cricca di malintenzionati, che sfruttano la nostra assenza e la nostra disillusione per portare avanti il loro sistema di clientele. Sulle nostre spalle sempre più affaticate.

Negli ultimi anni ho cercato di vincere la stanchezza e occuparmi un po’ di politica. Come speravo, ho scoperto che non sono tutti uguali. Ci sono delle ottime persone, anche a Marino. L’importante è sapere chi sono e sostenerle. Un mio amico appassionato di storia mi ha spiegato che gli inglesi hanno pochissimi eroi di guerra. Perché loro la guerra la sanno fare. Un esercito che ha bisogno di Enrico Toti e Pietro Micca è un esercito che non funziona. Lasciamo perdere gli eroi e cominciamo, ciascuno di noi, a portare il nostro piccolo contributo alla lotta politica. Non possiamo più permetterci di sperare di vincere alla lotteria senza mai aver comprato il nostro biglietto.

Renato Ferrandi – Presidente dell’Associazione “Per il cambiamento”

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