Site icon Noi Cambiamo

Pier Paolo Pasolini oggi ieri: fa lo stesso! – Parte 3^

Dopo la prima e la seconda parte del Saggio di Ivano Ciccarelli, pubblichiamo la terza per ricordare la figura di Pier Paolo Pasolini a 40 anni dalla sua scomparsa.

Parte Terza

ODIO … IPOCRISIA … STAI FORSE ESAGERANDO
lo sa bene il regista e amico Sergio Citti, dette le spalle a tutti i politici e colleghi che sfilarono davanti al feretro. I suoi colleghi sostanzialmente lo odiavano perché nell’agorà pubblico Pasolini, all’esame di ogni ‘argomentazione discutibile’ risultava sempre … avanti! Lo odiarono soprattutto quelli più avveduti e raffinati, coloro che per primi s’accorsero che Pier Paolo era irraggiungibile per quell’interezza esistenziale totalmente fuori dal loro tempo ordinario, oppure viceversa.

SPIEGATI
dammi retta: è una storia semplice! gli altri intellettuali se ne stavano nella loro nicchia di privilegi e si limitavano a descrivere la realtà; Pasolini invece trionfava destabilizzando l’esistente. E, a 40’anni dallo scempio, agirebbe tal quale al procedere, oggi, di un incappucciato anarco- insurrezionalista con lo zainetto terribilmente carico di argomentazioni discutibili …dammi retta, è una storia semplice più di quel che sembra!

cioè … più o meno stai dicendo che mentalmente ieri, viveva come un black-bloc
…senza barba, cappucci ne bastoni, Pier Paolo in giacca e cravatta: pestava con le parole. E, oltre a preti e politici, altrettanto ce l’aveva con gli eterni agitatori di diritti civili come “i vecchi intellettuali progressisti di sinistra che educati in una società clerico-fascista continuano a macinare Illuminismo. Sono inutili oppure utili al potere” [Lettere luterane, 20-21]. Quelli immortalati già nel 1966 dal ‘corvo’ dialogante col navigato Totò e debuttante Ninetto Davoli. Singolare terzetto consegnato alla storia della cinematografia mondiale da uno strepitoso Uccellacci e uccellini.

GENNARIELLO, TU CHE ERI CON LUI, RACCONTACI DEGLI ULTIMI GIORNI
era meno poetico, decisamente prosaico. Negli ultimi due anni non ha fatto altro che lavorare ad un libro grosso, voluminoso. “Petrolio”, scritto in completa solitudine nella Torre di Chia. Inconsueto per un poeta, ambientato nel mondo dell’alta finanza [prima ed. 664pp per Einaudi 1992]. Nella “degradazione antropologica degli italiani” rimane famoso, “Petrolio”, per un capitoletto dove un importante manager fugge dal suo ambiente d’alta società per andarsene ne “Il pratone della Casilina” ad accosciarsi sulle piantine di camomilla secche e dure”

… AD ACCOSCIARSI SULLA CAMOMILLA …
… per masturbare “prima Sandrino che faceva il serio per nascondere l’emozione poi arrivò Sergio. A seguire: Claudio che era di Nettuno, Gianfranco il parrucchiere, Fausto, Gustarello il biondo, Erminio che portava la tuta e Gianni che era il più bello di tutti” [IVa ed. Mondadori 2009, pp. 215-244].

BORGATARI, E TRA QUESTI I COSIDDETTI “MARCHETTARI”
esatto: ce n’erano a migliaia sparsi per Roma e dintorni. Se ne stavano in attesa di clienti a giocare a biliardo nelle bische, seduti ai tavoli dei bar di periferia o negli slarghi dei palazzoni popolari. Ragazzi che per fare soldi ‘abitualmente’ si prostituivano e per questo considerati ‘balordi’. Quello di Pier Paolo invece era il tentativo di denunciare una realtà, e non mancò mai di farlo così come in Petrolio. Una realtà dove i veri balordi erano avvocati, dottori, “dai dentisti si facevano fare le otturazioni gratis”, preti e professionisti vari che, con una certa puntualità, ci andavano

GLI “UOMINI TUTTI D’UN PEZZO
come no!? Quelli che “s’aggiustavano la cravatta prima di rientrare nelle rispettabilissime famiglie dell’alta borghesia romana” e che alla domenica non mancavano mai di andare con la signora a messa. “Petrolio” invece, era e rimane la “meta-narrazione” pasoliniana di una rigorosa indagine condotta tra omicidi destinati all’oblio delle “istituzioni commoventi”, le chiamava così: le morti del Presidente dell’ENI Enrico Mattei e del giornalista Mauro De Mauro.

LA “DEGRADAZIONE ANTROPOLOGICA DEGLI ITALIANI” IN ALTRE PAROLE
attribuita a “l’ideologia edonistica del consumo” distribuita per “televisione” che Pier Paolo voleva “abolire immediatamente” [Lettere Luterane, 169], scriveva che “i democristiani erano degli insulsi perché censurano me invece di censurare Carosello”. Oltre “a Dio, Patria e Famiglia” il benessere standardizzava l’italiano medio con “mille lire di più che gli aveva infilato in saccoccia” rendendoli “sciocchi, presuntuosi, vanitosi, cattivi” [Petrolio 2009, pag. 283 e pag. 535]. Tutti aspiravano ad “essere alla pari dei nuovi valori del superfluo” senza metabolizzare mentalmente alcunché “ragione inevitabile di nevrosi collettiva

METABOLIZZARE COSA
faccio un esempio: gli hippy della estcoast tenevano i capelli lunghi? E allora tutti con i capelli lunghi! “…cernecchi e codine settecentesche, barbe carbonare, zazzere liberty; calzoni stretti che fasciavano miserandi coglioni” che non avevano mai sfogliato un libro di Kerouac ne mai ascoltato un brano pacifista di Joan Beaz … però … però … sapevano come rubare un “vespino50”, conoscevano ‘il catenaccio’ di Nereo Rocco e in minigonna cantavano “non ho l’età” per la gioia di tanti ziietti premurosi.

UN BORDELLO PSEUDOCULTURALE
dove fu pure introdotta la droga e l’eroina devastò intere periferie. Pier Paolo riconosceva i mutamenti nefasti dei giovani: “la loro aggressività, stupida e feroce, stringeva il cuore.” E così tante e tanti ragazzi pagarono il prezzo più alto: nei cimiteri, nei reparti d’ospedale per sieropositivi e nei ‘Centri d’Igiene Mentale’ d’ogni città, da nord a sud isole comprese.

‘STA ROBA MESSA ASSIEME ERA LA ‘DEGRADAZIONE ANTROPOLOGICA’
Si! Più o meno lo era per l’italiano medio che Pasolini l’intellettuale, avvisava e instancabilmente in quegli anni denunciava, come poteva, con i mezzi che teneva. Cioè: scriveva, filmava, narrava la degenerazione.

ESAGERAVA
ma figurati!? Petrolio esce nel 1992 e per tutti gli anni ’90 “a rileggere le recensioni si resta colpiti dalla totale e univoca lettura sessuale o ‘sessista’ di Petrolio … tutte schiacciate sull’Appunto 55 dove l’ingegnere petrolifero fa l’amore con dei ragazzi all’aperto – una ricerca che tra le altre cose pubblica Gianni D’Elia [nel suo il petrolio delle stragi, Effigie 2006] – e mai che sia letto come testo di denuncia e controinformazione quale è

PETROLIO; TRA LE OPERE DI PASOLINI È ANCHE IL LIBRO MENO NOTO
è stato pubblicato dopo 20 sonori anni dalla morte dell’autore e non è poco e manco è tutto: “Petrolio”arriva a noi già incompiuto dall’autore e per giunta depredato da ignoti. Gli interi capitoli, mancanti sono “Appunto 21- Lampi sull’ENI”, “Appunto 33”, più altre sottrazioni minori sparse nelle circa 700 pagine di “Petrolio”…

ASPETTA ASPETTA , CHE VUOL DIRE ‘CAPITOLI MANCANTI’
allora: il testo cioè ‘Petrolio’ fu annunciato da Pier Paolo: “nulla è quanto ho fatto da quando sono nato, in confronto all’opera gigantesca che sto portando avanti … è una summa di tutte le mie memorie … e non dico di più per non compromettermi”.

MI SEMBRA NE ABBIA PARLATO ANCHE IN QUALCHE INTERVISTA
È quanto disse a Carlotta Tagliarini [il Mondo 26 dic. 1974], a Luisella Re [Stampa Sera 10 gen. 1975] e a Lorenzo Mondo [la Stampa 10 gen. 1975]. Ne erano al corrente gli amici con i quali si confidava: Paolo Volponi, Enzo Siciliano, Alberto Moravia e Sergio Citti [in Nota filologica di Aurelio Roncaglia, Petrolio 2009, pag. 618]. Dario Bellezza amico e ‘discepolo’ di Pasolini dichiarò, anche ai magistrati che l’hanno ascoltato: “Pier Paolo mi confidò, poco prima di morire, che era venuto in possesso di documenti importanti che riguardavano un notabile della Democrezia Cristiana”. Ti dico: Pier Paolo oramai da anni aveva cessato di fare il poeta e conduceva un’inchiesta. Voleva processare il Potere italiano.

E CHE TIPO DI DOCUMENTI AVEVA
per esempio: in Petrolio stava ricostruendo minuziosamente una pubblicazione apparsa e immediatamente scomparsa nel 1972 dal titolo “Questo è Cefis, l’altra faccia del presidente” scritto da tal Giorgio Steimetz (uno pseudonimo). Un testo che racconta di incarichi, ‘passaggi di testimone’ e drenaggio di capitali tra ENI e Montedison, realizzati stranamente e per certe zone d’ombra.

QUINDI
Pier Paolo nel 1974 era ‘convinto’ che ciò accadesse in Svizzera dove ad incontrarsi erano il Cefis e il sig. Licio Gelli. Personaggi che in Petrolio compaiono con altri nomi. Le intuizioni di Pier Paolo non sono elucubrazioni poetiche o fantastiche, sta di fatto che, circa venti anni dopo, spuntò fuori un rapporto del SISDE (servizi segreti) datato 1982 che recita “Intensi contatti sarebbero intercorsi in Svizzera nell’agosto 1974 tra Licio Gelli ed Eugenio Cefis, presidente di Montedison International” [documenti, atti, processi, imputati, verbali, istruttorie meglio approfonditi da Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza in PROFONDO NERO: MATTEI, DE MAURO, PASOLINI, UNICA PISTA ALL’ORIGINE DELLE STRAGI DI STATO, chiarelettere 2009, 310pp].

PORCA MISERIA E CHE SI DICEVANO ‘STI DUE A GINEVRA
mah! Cefis era un finanziere amico intimo e grande sostenitore della ‘filosofia dell’antipolitica’ del sig. Miglio, maitre a penser di quella che poi sarà la Lega Nord. Gelli proveniva da ambienti della DC nazionale, entrava e usciva da Senato e Parlamento. Quando divenne capo della loggia massonica P2 ebbe tra le new entry tal Silvio Berlusconi. In pratica ‘sti due terrorizzavano l’esistente e registravano il futuro dell’Italia. E Pier Paolo aveva semplicemente capito tutto. Non solo: li scrutava, li studiava, quasi li pedinava. Li voleva processare. Tutti!

E CHI SI SAREBBE ACCORTO DI QUELLE MANCANZE
Guido Mazzon, cugino ed unico parente di Pier Paolo a Roma. Teneva in casa Petrolio ed altre cose recuperate nello studio di Pasolini della Torre di Chia nell’alto Lazio. Dopo un mese dall’omicidio subì un furto in casa e furono portati via gioielli e ‘carte’. Le ‘carte’ erano quelle mancanti a Petrolio. Confermate pure dai magistrati che esaminarono il voluminoso testo. E le più banali delle domande è lecito farle anche qui: chi ha sottratto capitoli e brani a “Petrolio”? Perché? Cosa cera scritto?

DUNQUE: MATTEI UN PRESIDENTE, DE MAURO UN GIORNALISTA
nel 1962 Mattei ‘esplode’ sull’aereo presidenziale nei cieli di Milano, gli subentrò all’ENI il sig. Cefis fondatore della Loggia massonica ‘P2’ e De Mauro che su quell’esplosione indagava, fatto sparire nel 1970 da Toto Riina [PROFONDO NERO 2009, pag. 245]. A salme ancora calde o quasi, Petrolio era, è, il tentativo di spiegare anche questi due delitti in quella che all’epoca chiamavano “strategia della tensione”.

CHE TI DICEVA
si spostava su e giù per l’Italia per ascoltare di persona avvocati, magistrati e persone informate dei fatti, colleghi, amici e famigliari di Mattei e De Mauro. Così raccoglieva testimonianze e documentazione che portava nella Torre di Chia dove lavorava a ‘Petrolio’. Ha studiato le carte processuali e s’è accorto di un teste chiave della morte di Mattei e della scomparsa di De Mauro: Graziano Verzotto. Lo ha cercato, rintracciato ed incontrato più volte prima che sparisse latitante all’estero [PROFONDO NERO 2009, pag. 249].

TE NE PARLAVA …
No! non ne parlava volentieri, però ricordo che di tanto in tanto Pier Paolo eclissava, prendeva ad andar su e giù per casa o sui prati, al mare. Su e giù guardando l’aria e ad alta voce ripeteva a me, a se, al mondo intero …boh… di sicuro alla perplessità di chi l’osservava: … Io so perché li hanno uccisi … Io so chi li ha uccisi … Io so … Nei suoi ultimi anni, giorni, non scriveva poesie, indagava su Cos’è questo golpe? [Corriere della Sera, 14 nov. 1974].

TE NE PARLAVA …
No! non ne parlava volentieri, però ricordo che di tanto in tanto Pier Paolo eclissava, prendeva ad andar su e giù per casa o sui prati, al mare. Su e giù guardando l’aria e ad alta voce ripeteva a me, a se, al mondo intero …boh… di sicuro alla perplessità di chi l’osservava: … Io so perché li hanno uccisi … Io so chi li ha uccisi … Io so … Nei suoi ultimi anni, giorni, non scriveva poesie, indagava su Cos’è questo golpe? [Corriere della Sera, 14 nov. 1974].

ERA L’INCHIESTA CHE SERVIVA AL SUO PROCESSO AL POTERE
si! Voleva processare il Vaticano, tutti i partiti, gli intellettuali, i sindacalisti. Di quest’ultimi scrisse: “Luciano Lama e i sindacalisti hanno preso l’abitudine di accucciarsi come cagnette in fregola sotto il cane” [Il Mondo, 30 ott. 1975]. Della DC scriveva: “la democrazia cristiana è un nulla ideologico mafioso, come maleodorante cera, può modellare se stessa secondo le forme necessarie al Potere Economico” [Corriere della Sera, 18 lug. 1975]. Voleva processarli perché diceva che “la storia italiana dall’unità in poi si configura come una serie di reati” [Lettere luterane, 115].

Fine terza parte – continua …

[Parte Prima]

[Parte Seconda]

Exit mobile version