House of Cards viene girato a Marino?

In questi giorni la politica locale sembra eseguire una sceneggiatura ispirata alla popolare serie statunitense

Sia perdonato il titolo, anche il sottoscritto mal digerisce termini anglofoni nel dibattito politico. Ma se a Marino c’è chi ha avuto il coraggio di chiamare una lista per le elezioni comunali come un’altra nota serie televisiva americana (Quantico ndr), si può stare certi che questo titolo satirico non abbasserà, più di quanto già lo sia, la serietà della politica marinese.
Lo spunto di questa riflessione nasce da un editoriale recentemente ospitato da questa testata dal titolo “Il PD gioca a perdere?“.

Chi vi scrive non condivide l’analisi, a sua opinione semplicistica, della redazione di Noi Cambiamo, anzi crede vada dato merito all’operazione politica messa in campo dai vertici del PD, di un cinismo e di un’efficacia da far invidia a Frank Underwood.
Un PD che gioca a perdere era una lettura verosimile per le passate tornate elettorali, quando dall’altra sponda c’era un centrodestra forte e coeso. Gli si potevano affidare con fiducia speculazioni edilizie più difficili da far accettare all’elettorato del centrosinistra. Inoltre non c’era nessun terzo incomodo che potesse usufruire degli inciuci sottobanco dei due schieramenti.

Stavolta il centrodestra è lontano dall’essere quella corazzata che ha partecipato alle passate elezioni, e attualmente c’è il M5S che, elettoralmente parlando, è un terzo polo molto più forte del passato Movimento per il Cambiamento.
Qualcuno nel PD ha giustamente dedotto che se stavolta il partito non fosse intervenuto dall’alto a risolvere le faide interne, si sarebbe consegnato in mano al M5S il comune già prima di passare alle urne.
Difficile pensare che il PD sia facilmente propenso a questa eventualità.

Questo concetto machiavellico può forse valere per Roma, dove qualsiasi neofita, che sia un Ignazio Marino o una Virginia Raggi, può facilmente fallire data la complessità politica della capitale. Da queste parti per fare peggio delle passate amministrazioni di centrodestra e di centrosinistra ci si deve mettere d’impegno, di un impegno diabolico.
Piuttosto è più realistico pensare che i dirigenti PD, provinciali o regionali che dir si voglia, volessero tentarle tutte per vincere. E’ scontato che per raggiungere questo scopo, nella loro mediocrità che li ha sempre contraddistinti, non potevano che puntare ad un ‘’cartello elettorale’’.

Altro che nomi di spicco, programmi di salute pubblica e altre mosse da politica vera. Si è puntato tutto sul carrozzone elettorale delle liste civiche collegate all’intramontabile Franco Bartoloni, convinti che quei circa duemila voti, sottratti agli avversari, sposteranno l’asse a loro favore nella conquista della vittoria o dell’accesso al ballottaggio. Tutto qui. Niente dietrologie.

Per questo semplice motivo è stato permesso a Bartoloni non solo un “riciclaggio” politico ma anche la scelta di un suo uomo come candidato, Oriano De Luca.
A conti fatti l’operazione è riuscita. D’imperio i vertici dall’alto hanno blindato coalizione e candidato, unici effetti collaterali i miseri (elettoralmente parlando sia ben chiaro…) PSI e IDV che, ad oggi, non accettano il diktat.
Ci si può accontentare… in un colpo solo si è messo insieme il litigioso PD locale, i componenti dell’ex coalizione della Di Giulio e il trans-fugo più grande della precedente coalizione palozziana.
Che volete di più? Neanche in una puntata di House of Cards…

Mariano C. G. Troiano

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