di Marco Cavacchioli –
Il 28 Marzo presso il Tribunale di Velletri è ripartito il processo per abuso edilizio nell’area archeologica del Circo Romano di Bovillae – presso Frattocchie – in cui risultano 7 imputati: oltre ai proprietari dell’area e al loro tecnico, i rinviati a giudizio sono anche l’ex dirigente dell’Ufficio Urbanistica del Comune di Marino, due impiegati e un consulente dello stesso ufficio. Presenti in aula a Velletri a seguire il dibattimento diversi cittadini di Marino, rappresentanti di comitati, Roberto Scacchi Presidente di Legambiente Lazio costituitasi parte civile per interessi diffusi, Nicola Passaretti Presidente del circolo Legambiente Appia Sud il Riccio con alcuni Consiglieri, inoltre il Consigliere Regionale Silvana Denicolò (M5S) e agli Assessori di Marino Adolfo Tammaro e Andrea Trinca della giunta pentastellata a guida Colizza.
Il fulcro del processo è l’edificazione di una struttura edilizia con fondamenta in cemento armato e una costruzione di legno con funzioni di porticato, adiacenti alle strutture del Circo Romano di Bovillae e su resti archeologici sepolti ampiamente attestati dalla letteratura archeologica fin dal XIX secolo e dagli scavi archeologici preventivi effettuati nel 2011. A peggiorare la situazione per gli imputati la serie di vincoli paesistici e archeologici nonché il fondamentale Decreto Ministeriale di vincolo archeologico del 1967 che ha sancito l’inedificabilità totale dell’area, esattamente dove sono sorte le nuove strutture.
L’udienza del 28 marzo scorso è stata dedicata all’ascolto dei testimoni presentati dall’accusa, interrogati prima dal Pubblico Ministero e poi incalzati dalle domande degli avvocati sia delle Parti Civili che della difesa. Il primo testimone è stato il cittadino che ha denunciato l’abuso, il dott. Mauro Abate, e che costituisce la Parte Civile Comune di Marino, non essendosi la precedente Amministrazione Comunale a guida commissariale costituitasi. Poi, a seguire, hanno testimoniato i funzionari della Polizia Provinciale che hanno effettuato il sopralluogo e le relazioni nell’area dell’abuso a seguito dell’esposto, un consulente tecnico esperto in aerofotogrammetria e, infine, due soci del Circolo Legambiente Appia Sud ‘Il Riccio’ che ha goduto di un comodato d’uso dal precedente proprietario dal 2002 al 2006 di una fascia del terreno contenente i resti del circo romano, allo scopo di effettuare visite guidate ed educazione ambientale.
In sostanza tutti i testimoni hanno messo in evidenza due punti fondamentali: il primo, che al posto di una ristrutturazione di un pollaio fatiscente è stata elevata una nuova più ampia costruzione con fondamenta in cemento armato su area archeologica vincolata; il secondo l’inconsistenza dell’ipotesi riguardo l’esistenza del pollaio prima 1967 (data del vincolo archeologico) che ne giustificherebbe l’eventuale legittima ristrutturazione o in questo caso la completa ricostruzione, questo secondo punto dimostrato ampiamente dalla foto aeree precedenti e successive al 1967. Inoltre, anche la grande struttura del porticato oggi presente risulterebbe di recente realizzazione.
Il processo proseguirà il 18 aprile prossimo, con l’ascolto dei testimoni della difesa, anche se incombe il rischio che il processo non possa chiudersi entro i termini di prescrizione per il reato. Ricordiamo infatti che l’esposto sull’abuso è di giugno 2013 e il processo è iniziato nel marzo 2015.
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