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Intervista al consigliere comunale Renato Ferrandi (M5S) sul tema dei migranti

Dopo aver assistito all’ultimo consiglio comunale, dedicato in gran parte al dibattito sul tema dei rifugiati, i profughi e i migranti anche alla luce di realizzazione di uno SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) sul nostro territorio, abbiamo intervistato il consigliere comunale del M5S Renato Ferrandi che è intervenuto con molta puntualità nel dibattito a Palazzo Colonna per rispondere all’opposizione di destra e di sinistra.

Consigliere Ferrandi, nell’ultimo Consiglio Comunale ha fatto un intervento piuttosto forte sull’accoglienza dei migranti a Marino. La consigliera Silvani del PD, pur apprezzando le sue parole, ha sostenuto che non rappresentavano la posizione politica del Movimento 5 Stelle. Che ci dice a riguardo?

Al contrario, quanto ho detto rappresenta la posizione del Movimento 5 Stelle. Il senso del mio intervento, in risposta a una mozione della Consigliera Minucci, era proprio di evidenziare questa posizione sull’argomento, che è ben diversa da quella della Lega.

La consigliera Minucci si è espressa con vigore contro l’adesione del Comune di Marino al programma di accoglienza SPRAR. Cosa pensa del suo intervento?

La Consigliera ha evidenziato alcuni aspetti condivisibili, come il fatto che i flussi migratori finiscono spesso in mano alla malavita, che si arricchisce sulle tragedie di quella povera gente. Ma la risposta non può essere di chiudere le frontiere e i cuori. L’accoglienza va ripensata completamente, i rapporti tra Stati europei vanno ridiscussi, ma l’obiettivo dovrebbe essere affrontare in modo serio il problema, non far finta che non esista.

Il consigliere Cecchi ha osservato che sarebbe meglio convincere queste persone a restare nel proprio Paese anziché occuparsi dell’accoglienza. Su questo che ci dice?

È evidente che l’obiettivo ultimo delle politiche di cooperazione internazionale deve essere di promuovere condizioni decorose per ogni popolo. Il problema è che in molti Paesi, in questo momento, la situazione è terribile. Se quelle persone salgono sui barconi non è per fare turismo, ma per fuggire a realtà che noi nemmeno immaginiamo. Proprio in questi giorni è uscito un appello di padre Alex Zanotelli – un missionario straordinario, che ho avuto la fortuna di incontrare anni fa nella baraccopoli di Korogocho in Kenya – affinché i giornalisti raccontino le guerre e le tragedie del continente africano. Sì, lavoriamo per risolvere quei problemi, ma intanto rimandiamo a casa chi commette crimini, non chi sta fuggendo per salvarsi la vita.

E perché aderire allo SPRAR sarebbe un’iniziativa utile?

Perché ci consentirebbe di prendere in mano l’accoglienza dei migranti sul nostro territorio. Attualmente siamo in regime di CAS (ndr Cento Accoglienza Straordinario), una forma di prima accoglienza gestita dalla Prefettura. Lo SPRAR invece è un sistema di seconda accoglienza, vale a dire rivolto a stranieri che hanno dimostrato di avere i requisiti per ottenere o richiedere il diritto d’asilo, gestito direttamente dal Comune di pertinenza, il quale si occupa di selezionare e monitorare le cooperative che svolgono il servizio. Inoltre, lo SPRAR consente di ospitare solo un numero molto limitato di migranti, compatibile con un adeguato inserimento sociale.

Ma l’amministrazione comunale non dovrebbe occuparsi in primo luogo dei suoi cittadini?

Quella è stata la premessa del mio intervento. Non credo che noi italiani siamo diventati di colpo razzisti. Semplicemente siamo spaventati e preoccupati per una crisi economica che ha minato le nostre speranze nel futuro, soprattutto di quello dei nostri figli. É compito della politica fornire risposte concrete ai cittadini, nei limiti delle proprie possibilità. Noi stiamo cercando di farlo, con il reddito di cittadinanza, con iniziative per rilanciare il nostro territorio, con servizi ai cittadini. Questa è la nostra prima area di impegno. Ma ciò non significa che possiamo ignorare la realtà delle migrazioni, un problema gigantesco che bussa alle nostre porte. Finora sembra che molti facciano a gara a erigere muri e chiudere porte ai migranti, chiedendo che se ne occupi qualcun altro. Secondo me la risposta è proprio nel segno opposto: ognuno deve fare il poco che può fare, in modo serio e onesto. Il Comune di Marino ci sta provando. Forse, se lo facessero tutti i comuni, non solo d’Italia ma di tutta Europa, il problema ci sembrerebbe meno insuperabile e i migranti tornerebbero ad essere persone disperate da aiutare, piuttosto che criminali da respingere.

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