Il GUP del tribunale di Roma ha recentemente rinviato a giudizio l’imprenditore Luca Parnasi e altri 11 indagati , tra i quali figurano tre politici, l’ex Vicepresidente del Consiglio Regionale e Consigliere Regionale Adriano Palozzi di FI, l’ex Assessore regionale – oggi Consigliere Regionale – Michele Civita del PD e l’assessore allo Sport del X Municipio di Roma Giampaolo Gola del M5S.
In particolare, i reati contestati ad Adriano Palozzi, ex sindaco per due mandati di Marino e per i quali è già stato sottoposto nel 2018 a sei mesi di arresti domiciliari, sono riconducibili a ipotesi di corruzione, traffico di influenze, finanziamenti illeciti. La somma di denaro ricevuta da Palozzi, dall’Adriano tuo come amava definirsi in una serie di video pseudo-ironici contro il sindaco di Roma Virginia Raggi, si aggirerebbe intorno ai 25 mila euro, soldi serviti per finanziare la sua ultima campagna elettorale per le regionali 2018.
Il terminator delle preferenze del Lazio, così Palozzi viene definito su alcune testate locali a lui vicine per il suo bacino da oltre 14.000 voti, in attesa del processo penale che si avvierà a novembre prossimo si sta riorganizzando all’interno della nuova formazione proposta da Giovanni Toti in alternativa a Forza Italia, per partecipare a una possibile prossima campagna elettorale in cui poter piazzare la sua candidatura alle elezioni politiche e assicurarsi (almeno questo è quello che ha scritto di recente il suo collega e mentore Aracri) una possibile immunità parlamentare.
I nomi di Parnasi, Palozzi e Civita ricorrono in questi giorni anche in relazione alla cementificazione a Marino dell’area del Divino Amore, oggetto di una prossima decisione del TAR Lazio per aspetti di natura amministrativa, dopo la discussione del merito di un ricorso presentato dai costruttori avvenuta il 19 luglio scorso. Il progetto edificatorio fu, infatti, ideato nel 2011 proprio dalla coppia Parnasi-Palozzi, e Civita, dopo averlo criticato formalmente con una nota tecnico-politica da assessore provinciale del Lazio nel 2011, lo lasciò proseguire senza interventi nel suo iter nei suoi 5 anni da assessore all’Urbanistica regionale della prima giunta Zingaretti.
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