di Gianna Santini –
Nell’ultimo G20 tenutosi a Roma appena due giorni fa, i grandi del mondo si sono riuniti per discutere sulle sorti della terra. Il surriscaldamento globale si sta ripercuotendo in maniera molto più visibile in questi ultimi anni. Così i Capi di Stato delle più importanti nazioni si riuniscono frequentemente per trovare soluzioni in grado di arginare il problema. Incontri che al momento non sembrano dare risposte significative e applicabili in tempi brevi.
Però con l’intento di studiare piani supergreen, periodicamente si riuniscono nelle più belle città del mondo, e con l’occasione fanno visita ai siti più prestigiosi che il luogo offre. L’ultimo incontro si è tenuto a Roma pochi giorni fa e anche i grandi della terra, come ogni turista che fa visita alla città eterna, non può non fare una capatina alla famosa Fontana di Trevi per buttare, come da tradizione, una monetina nello splendido capolavoro realizzato e messo in opera da Nicola Salvi e Giuseppe Pannini nel 1762.
Ma da dove nasce la tradizione popolare di gettare una monetina in questa fontana?
Secondo gli storici l’origine più lontana nel tempo sarebbe da attribuire agli antichi romani che già millenni fa usavano lanciare monete in corsi d’acqua, fiumi, laghi e anche fontane, per accattivarsi i favori delle divinità acquatiche e attirarsi la buona sorte per esempio alla vigilia di un viaggio. Un’altra usanza tradizionale nella Roma papalina era la seguente: quando un giovane doveva lasciare la Capitale, la fidanzata lo accompagnava alla Fontana di Trevi per berne l’acqua da una coppa mai usata, che veniva poi rotta: in questo modo l’amore diventava infrangibile malgrado la distanza. Tornando alla monetina, secondo l’antica tradizione, la moneta dovrebbe essere fuori corso e al lancio dovrebbe seguire una copiosa bevuta dell’acqua vergine che sgorga dalla fontana, cosa impossibile oggi perché l’acqua è di ricircolo e non potabile.
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