di Gianni Morelli –
Quante volte, passando vicino a volontari che ripuliscono una strada dalle erbacce e dai rifiuti, ci siamo fermati a ringraziarli o abbiamo almeno pensato di farlo?
Ci siamo forse anche chiesti perché lo fanno?
Lo fanno perché sanno che la strada, anche se comunale o provinciale o statale, quindi di proprietà pubblica, è di fatto un bene comune, un bene di tutti.
E fanno questo nel totale rispetto del diritto di proprietà senza pretendere di acquisirne il possesso.
Questo stesso concetto è applicabile anche nel caso di proprietà private la cui pubblica utilità e il cui valore potrebbero essere aumentati attraverso riqualificazioni che ne permettano utilizzi e impieghi molto più rispondenti alle necessità dei cittadini stessi, e agli interessi degli stessi proprietari privati.
Senza dover necessariamente procedere a espropri o acquisti.
Così la strada o un appezzamento privato diventano ‘nostri’, non più ‘loro’ o ‘suoi’.
Diventano ‘beni comuni’.
Ma soltanto se regolamentiamo le modalità di partecipazione attraverso accordi di collaborazione che vedano coinvolti cittadini e proprietari pubblici o privati.
Ne esistono già molti esempi in Italia.
Quindi ritengo auspicabile che Associazioni di privati cittadini possano proporre progetti atti a riqualificare quei beni comuni, siano essi pubblici o privati, che attualmente sono male o parzialmente utilizzati.
Leggo che dal punto di vista legale questa possibilità è prevista sia nella Costituzione Italiana (agli Articoli 41 e 42) sia in una Legge della Regione Lazio del 2019.
Senza contare che avere obiettivi così incentivanti aiuterebbe a trovare quello spirito di coesione che oggi è chiaramente latente nel nostro Comune.
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