di Annamaria Pace –
C’era una volta, tanto tempo fa a Marino…
… un Ospedale voluto e costruito grazie a congrue offerte di alcuni marinesi emigrati in America. Erano gli Anni Trenta del Ventesimo Secolo e la cittadina si arricchì di una nuova casa della salute in modo da essere indipendente dagli Ospedali di Roma a volte troppo lontani per effettuare le prime cure e anche per praticità. E’ importante avere vicino un punto di riferimento per essere soccorsi in tempo soprattutto in occasioni di estrema urgenza.
Il nosocomio sorgeva nella parte alta del paese, di fronte alla chiesa di Santa Lucia, attualmente sconsacrata e sede del Museo Umberto Mastroianni.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Ospedale venne sostituito dal nuovo e più moderno Ospedale San Giuseppe costruito ancora più su, poco prima del Cimitero di Marino.
Ogni marinese ha ricordi legati all’Ospedale San Giuseppe. Siano essi di nascita, di morte, o di permanenza per cure e interventi chirurgici. E poi per visite mediche di diverse discipline, lastre, terapie e prelievi per le analisi del sangue.
Il nostro Ospedale aveva fin da allora sale operatorie ben attrezzate, cucine ad ogni piano e reparto, e laboratori interni per analisi ematologiche. E anche l’obitorio molto ben organizzato per ospitare le salme e parenti e amici che accorrevano a dare loro l’ultimo saluto.
Aveva anche numerose finestre e finestroni nei lunghi corridoi che collegavano tra di loro i reparti. Attraverso quelle vetrate, nelle ore inibite al pubblico, i malati che potevano camminare andavano a salutare i loro cari affacciati a loro volta dai muretti di fronte lungo Viale XXIV Maggio.
Il reparto di Maternità accoglieva anche il nido; attraverso i grandi vetri del nido i papà e i parenti potevano conoscere i propri pargoli neonati. Le grandi tende venivano però aperte soltanto nelle ore di visita. Orari molto rigidi che non permettevano deroghe per nessuno. Nelle ore delle pappe, le mamme percorrevano il lungo corridoio tra le camere e il nido per raggiungere i neonati e allattarli.
I numerosi Reparti si onoravano di ottimi professionisti; grandi chirurghi e specialisti di ogni branca sono passati nel nostro Ospedale lasciando le loro tracce e bei ricordi.
Non c’era famiglia che non avesse un infermiere o portantino all’interno dell’Ospedale. Quando capitava di essere ricoverati ci si sentiva meno soli sapendo che durante il turno uno degli zii, carnali o più lontani, sarebbe passato a dare un saluto e una carezza. Soprattutto se si era bambini era molto piacevole.
Fino a una quarantina di anni fa succedeva che, siccome sembrava che a nessuno piacesse la cucina dell’ospedale, e le degenze erano molto lunghe, era un viavai di piatti casalinghi passati sottobanco tra dentro e fuori. E non mancava mai la zia infermiera che, a seconda della malattia, portava la colazione da casa.
Ricordo che a nove anni passai anche io un paio di settimane nel Reparto di Chirurgia, al terzo piano. Fu perché subito dopo aver mangiato alcuni pinoli appena raccolti vicino casa sotto gli alberi che sporgevano dalla villa di Rosilde, ebbi grandi dolori. Il mio medico, il Dottor Limiti, sentenziò un’appendicite e venni ricoverata prontamente. All’epoca anche un’appendicite richiedeva una permanenza molto lunga in ospedale. All’inizio fu dura, era la prima volta che mia staccavo dalla mia mamma. Piansi molto, ma ebbi le vicine di letto (tutte conoscenti di mia madre) e anche i miei zii infermieri, che mi consolarono. Una mia cuginetta mi portò un bel po’ di fumetti della serie di Topolino che lessi con voracità: erano i primi fumetti della mia vita.
Ricordo che il chirurgo che mi operò si chiamava Dottor Sollecito. Era molto giovane e alle sue prime armi. Devo dire che la cicatrice che mi rimase probabilmente risentì della poca esperienza: era enorme e necessitò di cinque punti di sutura.
Insomma, qualunque marinese e ciampinese e anche di altre zone circostanti, potrebbe raccontare tante storie sul nostro Ospedale. In quelle corsie soggiornarono puerpere venute anche da altri paesi e varie generazioni di marinesi si susseguirono trovando i natali nel nostro Ospedale.
Improvvisamente la Politica ritenne che gli Ospedali dei Castelli (ognuno perfettamente funzionante e utile alla cittadinanza) costituissero una spesa troppo pesante per la nostra Regione e da un momento all’altro procedettero con la chiusura di quasi tutti.
Anche quello di Marino chiuse i battenti. Ma non prima di essere ristrutturato per ben due volte. In pratica quelle “menti” spesero soldi pubblici per ristrutturare un Ospedale il cui destino era già segnato.
Mano a mano vennero smantellati i reparti. Il primo a sparire fu il Pronto Soccorso.
Poi, periodicamente gli spazi vennero riconvertiti in sede di ambulatori di varie discipline.
Per qualche tempo rimase quale punto per i prelievi del sangue (l’unico da sempre a Marino Centro). Con la scusa delle misure contro il contagio da Covid19, pian piano misero i pazienti in attesa fuori al piazzale (in qualunque stagione a qualunque temperatura, con o senza pioggia). Noi tutti iniziammo a lamentarci, facemmo notare che era disumano fare aspettare le persone in cortile quando l’interno dell’Ospedale era quasi completamente inutilizzato. Nella loro Grande Umanità raccolsero le nostre lamentele. E così adesso, per evitarci di aspettare a lungo nel cortile, bisogna prendere l’appuntamento anche per fare le analisi del sangue!
Un Ospedale che, come tutti gli altri dei Castelli, funzionava molto bene, che aveva molte sale operatorie moderne e funzionali e tutto ciò che serve a un Ospedale per curare al meglio è stato chiuso a favore del Nuovo Ospedale dei Castelli. Che dovrebbe servire appunto tutti i Castelli. Ma, nella fretta di costruirlo hanno dimenticato di arredare le Sale Operatorie, ad esempio. E, tra altri piccoli difetti di costruzione, ce ne è uno fondamentale: non sono state ampliate le infrastrutture: arrivare fino lì spesso è un vero miraggio.
Ma adesso possiamo rallegrarci perché dalla Regione hanno diffuso, non senza condivisibile orgoglio, che stanno per costruire un altro nuovo ospedale per noi.
NOI VOGLIAMO INDIETRO I NOSTRI OSPEDALI. Non sprecate denaro per costruirne altri. Ce ne sono abbastanza. Ben costruiti, ben arredati, ben funzionanti!
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