La raccolta differenziata e Marino …

Marco

3 anni fa

di Annamaria Pace –

“Io i mastelli non li ho e non ho neanche intenzione di prenderli; la “monnezza” me la devono ritirare e basta!”.

Chi di noi non ha sentito dire questa frase nel tempo?

Capita pure che ci si ritrovi sacchetti di indifferenziata depositata nei nostri mastelli dopo averli posizionati in buon ordine nel vicolo sotto casa. Oppure di vedere il nostro mastello coperto e circondato di bustoni di altra non meglio identificata immondizia messa apposta vicino al nostro mastello per indurre a credere che si tratta di un sacco che non ha trovato posto nel nostro contenitore.

Come risolvere il problema?

Ci sono cittadini ligi al dovere che pagano regolarmente la TARI e che hanno ritirato disciplinatamente i mastelli per il conferimento da calendario.

E ci sono cittadini che non vogliono adeguarsi alle regole. Non hanno intenzione di pagare la TARI e quindi ogni giorno devono trovare il modo per disfarsi dei propri rifiuti. Vivono di espedienti. C’è chi se la carica in auto e la porta nel luogo di lavoro dove ancora esistono i cassonetti nelle strade. C’è chi chiede un favore a qualcuno per poterla conferire direttamente sui camion. Oppure si lascia abbandonata nelle strade sapendo che prima o poi qualcuno la ritira.

Ma qual è l’identikit dei “pirati della monnezza”?

Mica è detto che siano tutti disoccupati senza risorse per pagare.

C’è anche chi non paga per principio. Molti pensano di essere più furbi degli altri. La furbizia nel nostro Paese è molto apprezzata. Chi riesce ad evadere le tasse incassa l’ammirazione di chi invece si sente meno furbo e quindi inferiore a tanta intelligenza. Molti dei problemi sociali che abbiamo si risolverebbero da soli se la si smettesse di avere come obiettivo la Furbizia, la Raccomandazione, il Privilegio.

Ma questa è un’altra storia.

Altri evasori potremmo individuarli nelle cantine sparse nei vicoli del paese che negli ultimi anni, a Marino centro, sono state adibite ad abitazioni. Questi locali non possono ottenere l’abitabilità neanche se la si volesse chiedere al Catasto trasformando la classe di fabbricato. Spesso sono cantine umide e prive di finestre, che prendono luce e aria dal portoncino di entrata. Di sicuro queste “abitazioni” non pagano la TARI perché mancano del presupposto principale (abitazione o locale adibito ad attività).

Dove conferiscono i loro rifiuti questi fantasmi?

Per loro l’istituzione del sistema di raccolta porta a porta ha costituito un grosso problema. Fino allora, coi secchioni in strada, chiunque poteva conferire, anche gente di passaggio che nel proprio paese aveva già la raccolta porta a porta.

Cosa fare? Intanto potremmo essere anche noi cittadini a vigilare per un conferimento corretto. Ricordo che tanti anni fa una mia amica, Laura, si trasferì a Bergamo. Nel suo condominio i secchi erano tutti in ordine, c’erano delle regole ferree sia riguardo le giornate di conferimento che riguardo il posizionamento nel bidone adeguato. Un giorno venne trovato un rifiuto nel posto sbagliato. Scattò subito la caccia al peccatore. I sospetti caddero immediatamente su di lei perché proveniva da Roma. Per fortuna le indagini accertarono che l’errore era stato commesso da una signora anziana e Laura fu riabilitata. Ebbe un sospiro di sollievo, ma la tranquillità non imperò mai nella sua mente perché sapeva che un errore poteva costarle la gogna da parte dei vicini.

Ecco, per finire, senza esagerare forse dovremmo tutti operare in modo da responsabilizzare i propri vicini. Ma chi è preposto a farlo, dovrebbe approfondire i controlli e scovare le tante persone che ancora non compiono il proprio dovere. Questo non ai fini di punire la gente, ma per una giustizia nei confronti di chi invece si comporta correttamente.

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