Cons. Cacciatore: “No a discariche in territori già vittime di violenza ambientale. Ecco come uscire dall’emergenza rifiuti”

Gianna Santini

3 anni fa

Dichiarazione del Consigliere Regionale Marco Cacciatore a riguardo delle discariche cercate da Roma.

“Il quotidiano Messaggero ha riportato la notizia per cui Città Metropolitana comunicherà entro Marzo alla Regione uno o due siti per realizzare discariche per Roma. Per arrivare a questo risultato, sembra che si voglia ripartire dai siti identificati nel 2019 dalla Provincia di Roma. Si tratterebbe di: via Canestrini, via Ardeatina, via della Solfatara nel IX Municipio; via della Pisana all’XI Municipio; via Zagarolese al VI Municipio. Ci sono poi “due soluzioni residuali”: via della Selvotta in IX Municipio e via Ardeatina tra l’VIII e IX Municipio. E infine: Pizzo del Prete e Tragliatella – oltre che Magliano Romano in via di autorizzazione.

D’altronde, secondo il documento pubblicato da Città Metropolitana lo scorso anno – durante l’amministrazione Raggi – in tutta la provincia capitolina non ci sarebbero aree con i requisiti per ospitare una discarica.

L’articolo sottolinea altri elementi importanti. Secondo il Messaggero, si utilizzerebbe la stessa tecnica utilizzata per Magliano Romano: cambiare la destinazione del rifiuto in siti già autorizzati. Una scelta secondo me sbagliata non solo nei riguardi di Magliano, ma di tutti gli impianti. Infatti, categorie diverse di impianti presentano differenti requisiti. Si potrebbe quindi verificare la situazione per cui le nuove discariche non rispetterebbero le prescrizioni del Piano Rifiuti.

L’articolo evidenzia che l’amministrazione capitolina potrebbe scegliere due siti, uno dentro Roma e uno fuori. Serve quindi ricordare che il Piano Rifiuti regionale prescrive il rispetto dei principi di prossimità e autosufficienza, per cui Roma non dovrebbe esportare – ma neanche importare – rifiuti indifferenziati.

Questo approccio della nuova amministrazione non mi convince affatto, come ho detto già in passato, per varie ragioni. In primo luogo, i territori che hanno già subito eccessiva violenza ambientale (come, ad esempio, Valle Galeria, Rocca Cencia, Salario, il IX Mun e tutti gli altri) devono essere lasciati in pace.

A parer mio, poi, non esistono aree che possano ospitare una discarica di servizio per tutta Roma. Discariche così grandi sono troppo impattanti per l’ambiente e la salute dei cittadini – oltre che in contrasto con i principi dell’economia circolare di autosufficienza e prossimità e con la gerarchia dei trattamenti, come definita dall’Unione Europea e recepita nella normativa nazionale e regionale. Secondo questa, il ricorso in discarica dovrebbe rappresentare l’ultima risorsa all’interno di una gestione sostenibile dei rifiuti. La soluzione a questa permanente emergenza sarebbe quella di puntare su impianti piccoli, pubblici e diffusi sul territorio. Dobbiamo separare l’organico e dimezzare così la quantità di indifferenziato. Dobbiamo realizzare 20 impianti di compostaggio intorno al GRA di massimo 20.000 tonnellate, affiancati dal compostaggio di piccola taglia. Dobbiamo dismettere i TMB e realizzare sei impianti di recupero materia con una mini-discarica di servizio. A quel punto però l’indifferenziato sarebbe dimezzato e con minore impatto odorigeno. Così si esce dalla crisi ciclica dei rifiuti a Roma.

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