Ivano Ciccarelli commenta le candidature politiche ‘familiari’ nell’area dei Castelli Romani: ‘e che farà la prole?’

Gianna Santini

2 anni fa

Pubblichiamo di seguito la nota critica ed ironica, al contempo, fatta giungere in redazione da Ivano Ciccarelli su un tema nazionale, ma anche locale ai Castelli – come vedrete-, che sta facendo discutere a vari livelli in questa campagna elettorale.

La Redazione

di Ivano Ciccarelli –

Lo scorso 12 agosto sulle pagine 38-41 (numero 1795) de il Venerdì di Repubblica , Claudia Arletti narra di sette sindache per sette castelli. Benchè non puntuale, mi considero un lettore di Repubblica. Sono pure nato tra quei castelli dove oggi vivo e che, invece, la Geografia vorrebbe come “Colli Albani” (si pensi che castelli romani trae origine dagli stornelli, ma questa è un’altra storia…). La Arletti si congratula, giustamente, con sette sindache. Sette donne a cui la Legge nazionale degli Enti Locali consegna ad ognuna il potere amministrativo del Municipio in cui è stata eletta.

Fin qui nulla da eccepire, anzi, verrebbe da unirsi all’enfasi narrante.

Eppure – a mio modestissimo parere – in quell’articolo serpeggia una questione importantissima: “sono la moglie di” oppure “sono il marito di”. A capo di questo enigma, rimane (come la metti/metti) una certa consanguineità. Lo scranno di un Senatore della Repubblica (il marito), unito al mandato della Sindaca di un Comune strategico (la moglie), rendono una quota non indifferente di potere decisionale gestito da consorti proprio qui nei Castelli Romani. Esattamente com’era nel Cinquecento. La quota di potere circoscritto alla coppia de facto Astorre/Sbardella è, indubitabilmente: “a conduzione familiare”.

Senza scomodare le consuetudines di corti pontificie o lignaggi baronali, ma è almeno pari a quel che accade in certe trattorie. Tutto questo sembrerebbe non aver nulla a che fare e comunque prescinde dal “merito” pure tanto in auge. Appare piuttosto come prassi di continuità … casalinga? Cioè nepotista? O no? Viviamo in un mondo difficile…

…ma è mai possibile che nella prestigiosa città di Frascati non ci fosse una brillante e promettente ragazza, magari plurilingue neolaureata 110 e lode, da mettere al posto di una donna che già da nubile ha un cognome così tanto ingombrante?

Marito o moglie? Moglie o marito? … messa così cioè come la metti/metti (cara la mia Claudia Arletti): anche quella delle investiture risulta un serio problema che, tutto sommato, nel 2022 poi, mortifica assai la politica italiana. Per questo meriterebbe ben altre considerazioni.

E chiudo. Di questo passo, virtù indubitabili o presunte a parte: cosa pensate farà mai la prole? Il cameriere? Nel Cinquecento diventavano papi e sante …chissà!?

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