Intervista al maestro Vito Lolli mentre alcune sue opere sono in mostra ad Ariccia

Marco

1 anno fa

di Leonardo Palombi –

Si è aperta sabato scorso 23 settembre ad Ariccia la mostra collettiva presso la Galleria Art Saloon dal titolo ‘Chi salverà la rosa‘. La mostra sarà aperta fino al 7 ottobre con orario 10-13 e 16-19 a Piazza D. Sabatini 18. Tra gli artisti che hanno contribuito alla mostra è presente anche il maestro Vito Lolli, artista che da molti anni vive a Santa Maria delle Mole. Ho incontrato in relazione a questo evento il maestro Vito Lolli, un caro amico da tempo, e l’ho intervistato cogliendo spunto dalle sue opere esposte nella mostra.

Chi è Vito Lolli oggi?

“Quello che sono sempre stato, uno che in silenzio e solitudine attende visione e opera per renderle visibili. Ai vari livelli di sensibilità e realizzazione, è il vissuto di ogni artista. In questo senso, non distinguo uno “IERI” da un “OGGI”, perche’ il centro del mio vissuto ispirativo e’ un presente che contiene tutto. Per il resto, cose comuni del quotidiano, famiglia, allievi, amici, gatti e quant’altro accade”.

Esistono e dove si trovano gli spazi dover poter esaltare il talento dell’arte in genere ai Castelli Romani?

“Il talento è tale per se’ stesso ma compreso, riconosciuto e promosso. Questo riguarda la sensibilità collettiva e mette in discussione la qualità degli operatori pubblici e privati. Puoi avere talento, ma, puoi incontrare invidia, opportunismo di appartenenza, insostenibilità di costi, così come l’incapacità i coglierlo, il talento lasciandolo nel disinteresse. A volte, quando il protezionismo della mediocrità ti boicotta, puoi trovarti di fronte a vere e proprie comiche, ma fa parte del gioco. In generale, tutto è relativo alle iniziative che vedono insieme organizzatori ed istituzioni interessate alla promozione delle attività artistiche e culturali. Si tratta di una scelta chiara, o c’e’ o no. La formula “politica culturale” ha a che fare con il destino in cui il popolo si identifica e si organizza. Gli spazi si creano, si aprono, si gestiscono con continuità, si pubblicizzano, così come gli eventi, che si istituiscono e vengono riproposti periodicamente. Dal momento che la “Politica Culturale” viene marginata in nome di altri interessi, si raccoglierà il seminato, che è la decadenza”.

Dove trova spunto e da dove nasce l’idea di creare un’opera per Vito Lolli?

“Per me l’opera è una risposta, io sono al servizio delle immagini che mi folgorano improvvisamente e il mio solo impegno è dipingerle esattamente se, come e quando le vedo. Questo avviene nei momenti più diversi del quotidiano, dal bagno, al fare un caffè, dallo spostare il gatto che si sdraia sui colori e sui disegni, o quando sono in giro per svariati motivi e infine quando sto conversando con qualcuno. La domanda “da dove nasce” non può avere una risposta, non avrei un termine da aggiungere a quelli creati nella storia del pensiero. Considero solo l’immagine ha il potere del silenzio, alimenta lo sforzo interpretativo che crea le forme espressive ma non si risolve mai in esse. E’ questa eccedenza simbolica a fare dell’opera un opera d’arte, il porsi in opera della verità come processo del tempo. Quando accade questa folgorazione visionaria mi metto all’opera”.

Nel ringraziarti per il tempo dedicato per questa intervista alla testata Noi Cambiamo, ti posso chiedere di raccontare un aneddoto personale su Vito Lolli?

“Ne sono accaduti in quantità dovunque, mi tornano in mente e ci rido da solo o con i miei allievi o con gli amici. Ma quello più ricorrente in assoluto, proposto a vari livelli di interlocuzione, è quello che considera scontato il mio ricorso a ogni sorta di stupefacente necessario per “aprire le porte della percezione”. Il disappunto, accompagnato da scetticismo, arriva quando dico che non ho mai toccato una sigaretta…”

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