Lo zoo marino è popolato di troppi squali. Con le loro voraci pretese stanno trasformando il piccolo Paradiso delle vigne e dell’uva in una brutta periferia della grande metropoli.
Il sindaco cicala sente che non ha più presa sulla gente. Le sue amiche gru non piaccion a tutti. Hanno il brutto vizio di mangiarsi tutta l’erba, Non ne resta per nessuno. Le povere formichine sono addolorate . Non ne vogliono sapere abituate come sono alla campagna di diventare esclusivamente formiche di appartamento.
Inutilmente il sindaco ordina al suo delfino d‘intimorire le formiche. Le formiche non si fermano. Allora il sindaco si ricorda di essere cicala.
Improvvisamente come dal nulla si aprono cantieri a perdita d’occhio. Dopo anni di abbandono le attività fervono. Ma la fretta è cattiva consigliera. Alcuni cantieri sono inutili, si rifanno piazze finite da non più di 4 anni. Altri creano solo brutture; altri ancora sono finti, si chiudono spazi ma dentro non si fa nulla. Ma soprattutto ciascuno capisce che tutto ciò si risolve in un grande spreco. Sono risorse perse per il futuro. Ma la cicala canta. Si preoccupa solo che la sua voce arrivi il più lontano possibile. Che copra la voce di tutti gli altri. Confida che il popolo bue sia distratto sfiduciato e disinteressato.
Ma la formica va dal bue: “ricorda, amico, che anch’io prima di diventare formica ero bue, solo e disinteressato a tutto. Solo unendoci e marciando nella stessa direzione salveremo il nostro diritto a vivere in un paese sano e dignitoso”.
Sartana
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