Riuscirà il Governo Monti a frenare la smania di cemento di Palozzi e dei sindaci italiani?

Sicuramente non sarà passato inosservato a tutti i movimenti, associazioni e comitati di cittadini che da sempre si battono contro l’inarrestabile cementificazione della nostra amata penisola il disegno di legge proposto dal ministro dell’agricoltura dell’attuale governo Monti, Mario Catania.
Ogni anno in Italia circa 10,000 ettari di territorio vengono cancellati, una superficie grande come due volte la città di Brescia. Di questi diecimila ettari 5.000 sono ambienti naturali, aree a vegetazione spontanea.
Il testo della proposta normativa mira a bloccare questo enorme consumo di suolo.

Se venisse tramutato in legge segnerebbe una svolta epocale nella storia della nostra Repubblica, che negli ultimi 40 anni ha visto urbanizzare una superficie pari Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna messe insieme.
I passi più significativi della bozza sono:

 

  • Art.2: “È determinata l’estensione massima di superficie agricola edificabile sul territorio nazionale, tenendo conto dell’estensione e della localizzazione dei terreni agricoli rispetto alle aree urbane, dell’estensione del suolo che risulta già edificato, dell’esistenza di edifici inutilizzati, dell’esigenza di realizzare infrastrutture e opere pubbliche e della possibilità di ampliare quelle esistenti, invece che costruirne di nuove“.
    Si vuole quindi porre un freno ben chiaro al consumo di suolo, quantificando l’estensione massima, a livello nazionale, delle superfici agricole sulle quali poter costruire, e contestualmente puntare sul riuso degli edifici già esistenti, ristrutturando e ammodernando, piuttosto che aggredire ulteriormente il territorio con nuovi progetti, spesso di dubbia utilità.
  • Art.3: ”I terreni agricoli in favore dei quali sono stati erogati aiuti di Stato o aiuti comunitari non possono avere una destinazione diversa da quella agricola per almeno dieci anni dall’ultima erogazione. Negli atti di compravendita dei suddetti terreni deve essere espressamente richiamato il vincolo indicato nel comma 1, pena la nullità dell’atto. Nel caso di trasgressione al divieto di cui al comma 1 si applica, al proprietario, la sanzione amministrativa non inferiore a euro 5.000,00 e non superiore a euro 50.000,00 e la sanzione accessoria della demolizione delle opere eventualmente costruite e del ripristino dello stato dei luoghi“.
    Significa il congelamento del cambio di destinazione d’uso per i terreni agricoli che hanno ricevuto soldi dallo Stato o dall’Europa: per 10 anni non puoi rendere edificabili quei terreni. Un altro freno a eventuali mire speculative su suoli liberi. Anche perché in caso contrario scattano le sanzioni e l’obbligo a riportare l’area allo status precedente i cantieri.
  • Art.6: “E’ abrogato l’art. 2, comma 8, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 300 del 28 dicembre 2007, n. 285, come modificata dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 26 febbraio 2011, n. 27“.
    Dietro al linguaggio criptico dei numeri e delle sigle si nasconde una rivoluzione: l’abrogazione della norma che oggi permette ai Comuni di utilizzare gli oneri di urbanizzazione, ciò che i privati pagano come tassa per poter costruire, per finanziare la spesa corrente, ovvero i servizi erogati ai cittadini.

L’ultimo articolo è il più importante, eviterebbe definitivamente la svendita alla speculazione di intere aree delle nostre città, sacrificate sull’altare dei debiti e della mala politica.
Situazione ben nota ai cittadini informati di Marino che hanno visto gli incassi (circa 12 milioni d’euro) delle ben note 19 varianti al PRG del primo quinquennio palozziano (circa 475.000 mc di cemento) finanziare la ben strutturata macchina propagandista del nostro primo cittadino, costituita da opere pubbliche inutilmente rifatte (basta pensare tra tutte alla piazza Sciotti e alla piazza Togliatti di Santa Maria delle Mole, smontate e rimontate ex novo sotto elezioni senza alcuna reale necessità), da assegnazione clientelare delle opere da realizzare o dal rimpolpamento ancor più clientelare del personale dell’azienda municipalizzata.
Non si può far altro che auspicarci che questo disegno di legge, già approvato dal consiglio dei Ministri, entri in vigore il prima possibile e senza sostanziali modificazioni nel passaggio alle camere che potrebbero disinnescare i buoni propositi del testo.
Va segnalato inoltre che il Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio, ha inviato a tutti i comuni italiani una richiesta di compilazione di una scheda censitoria del patrimonio edilizio esistente. Scheda che permetterebbe oggettivamente di verificare se c’è veramente bisogno di continuare a edificare, come se i dati citati ad inizio articolo non fossero già abbastanza eloquenti di per se.
Scheda che ovviamente ha ricevuto anche l’attuale giunta comunale Marinese, la quale non solo non si è degnata di rispondere alla Forum Nazionale(come la stragrande maggioranza dei sindaci italiani), ma neanche all’ulteriore sollecito presentato da centinaia di cittadini che hanno presentato una formale petizione con tanto di firme annesse. Senza dimenticare che l’attuale amministrazione ha intenzione di urbanizzare con 1,2 milioni di metri cubi un area a forte vocazione agricola e di rilevante interesse archeologico quale è quella situata in Via del Divino Amore.
Nella speranza che entri in vigore la proposta di legge fatta dal Ministro Catania, il quale afferma riguardare ”il modello di sviluppo che vogliamo proporre e immaginare per questo Paese”, non possiamo che auspicarci che anche i cittadini facciano fronte comune contro l’inarrestabile catastrofe del consumo di suolo, poiché dall’altra parte del fronte sono assolutamente allineati e compatti i maggiori partiti e i più grandi comitati d’affari italiani.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*