Site icon Noi Cambiamo

Libera: la mafia è già qui, basta volerla vedere

La cura c’è: combattere con l’impegno di ciascuno di noi, a cominciare dalle scuole

Ieri sera nella bellissima cornice del Museo Civico di Marino si è svolto l’incontro pubblico organizzato dal Presidio di Ciampino-Marino di Libera sul tema “Ciclo del Cemento ed Infiltrazioni Mafiose del Lazio”.
Si è parlato di cultura della legalità e questo ha richiamato più di un centinaio di persone non solo di Marino ad ascoltare anche in piedi, le parole di speranza di ragazzi, poco più che tredicenni, e la testimonianza di persone da sempre in prima linea nella lotta contro le organizzazioni mafiose, come il Procuratore capo di Tivoli, Luigi De Ficchy e il referente del Lazio di Libera, Antonio Turri.
Il quadro del Lazio è davvero sconfortante: terza regione, dopo Calabria e Campania, per infiltrazione mafiose nel ciclo illegale del cemento.

La nostra regione batte la Sicilia che nell’immaginario collettivo rimane culla e palcoscenico di uomini con coppola e lupara. La mafia si è evoluta, è già qui. La mafia parla con la nostra inflessione dialettale, veste gli abiti di professionisti di alto livello e si muove nei palazzi con l’agilità di amministratori e politici disinvolti e scellerati.

Carlo Cefaloni di Libera che ha moderato il dibattito, ha voluto aprire l’incontro con una preziosa testimonianza, quella dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo Vivaldi di Santa Maria delle Mole, ricordando le parole di Antonino Caponnetto: “la mafia ha più paura delle scuole che dei tribunali”. Accompagnati dalle professoresse Maria Giovanna Ruffini e Roberta Di Bartolo, i ragazzi hanno illustrato i contenuti del loro progetto, Segnal-Etica, presentato settimana scorsa presso il Ministero in viale Trastevere tra i cinque finalisti del concorso “Regoliamoci” di Libera.
Questi ragazzi verranno ricevuti a settembre al Quirinale dal Presidente della Repubblica!

Centrale è stato l’intervento di Luigi De Ficchy: i dati che sono emersi dalla sua esperienza di procuratore capo di Tivoli, già magistrato della Direzione Nazionale Antimafia, sono sconfortanti: progressivamente grazie a leggi che nell’intenzione volevano favorire le autonomie locali, i Comuni sono diventati dei feudi dove il controllo dell’amministrazione è affidato nella sostanza a persone incaricate dal sindaco stesso. La speculazione edilizia è diventato così il modo più semplice ed immediato per riciclare enormi volumi di denaro sporco frutto delle attività delittuose dei grandi clan.
Comincia così il gioco delle scatole cinesi delle imprese che, partendo da prestanomi locali, arrivano nel sud Italia o all’estero. Se il sindaco non fa partire l’allarme, se l’amministrazione non vuole vedere il problema o anche solo una minaccia alla legalità, sulla base di quale esigenza dovrebbero muoversi gli inquirenti?
Quando gli interessi trasversali passano tra comune e regione, le varianti di piano, i cambi di destinazioni d’uso diventano autostrade a quattro corsie per la cementificazione sconsiderata. Finisce la destra, sparice la sinistra e il fronte diventa comune, quello del cemento. Quello sporco. Niente garantisce delle plusvalenze più redditizie e, come è stato ricordato durante gli interventi, “una giunta che sul suo territorio chiuda un occhio sugli abusi edilizi e che consenta alla grande speculazione di operare, vincerebbe con percentuali bulgare tutte le elezioni amministrative”.
Impossibile non pensare alle ultime amministrative di Marino!

Sì, la mafia è già qui, i Castelli e il litorale pontino sono l’avamposto delle grandi organizzazioni mafiose, è inconfutabile, ha ammonito il referente regionale di Libera, Antonio Turri, portando esempi eclatanti sotto gli occhi di tutti. Basta volerli vedere. Quindi e purtroppo l’attività di Libera nel nostro territorio non è solo preventiva sul fronte culturale ma anche di supporto a chi è già sotto scacco.

Ma c’è la speranza ed arriva suffragata da una buona notizia: il Consiglio di Stato ha detto no alla riduzione dei confini del Parco Regionale dei Castelli Romani richiesto da alcuni comuni per consentire speculazioni edilizie nei loro territori.
La speranza c’è ed è il vento che tramite gli insegnati passa nelle scuole, arriva ai nostri figli e risveglia l’attenzione dei cittadini. È lo stesso vento che, guardando nel nostro giardino, ha destato la coscienza civile sulla questione Divino Amore ricordata dal consigliere di minoranza Tammaro a Marino: stanno per scaricarsi oltre un milione di metri cubi di appartamenti nel nostro Comune (ma i cittadini hanno ricorso in massa al TAR) e Roma sta facendo altrettanto al di là della stessa strada. Basterebbe una sola semplice domanda per far drizzare le antenne.. e i capelli: ma a cosa servono tutti questi appartemaneti con tutti quelli che ci sono ancora invenduti?

Quindi guai a ragionare in termini isolati, come ha ricordato Turri, bisogna fare rete e pensare al territorio come risorsa estesa. Bisogna lavorare sulla cultura del territorio, sul senso di appartenenza e farlo percepire ai nostri ragazzi nelle scuole, come sollecitato da Airoli di Legambiente Castelli Romani e bisognerebbe forse cambiare le leggi, come suggerito da Cianfanelli, già sindaco di un’Ariccia commissariata, che oggi sono un po’ troppo lasche permettendo l’ingresso nelle amministrazioni di persone “poco qualificate”. Nel nostro territorio qualcosa che fa ben sperare e che si muove nella giusta direzione come rete c’è, pensiamo ai Forum per l’Acqua Bene Comune con il loro successo di partecipazione civile, pensiamo al Forum per i Castelli Romani che sta ripartendo da una lungo processo di riappropriazione culturale della nostra meravigliosa area.
È questo il vero nodo della questione, come ricorda Ficchy in conclusione: la presenza, il presidio continuo della gente comune, che si prenda l’onere di vigilare sull’operato delle amministrazioni, segnalando tutte le illegalità e operando eticamente in prima persona nella vita di tutti i giorni.

Rimane una nota amara impossibile non percepirla: la serata si è svolta con il patrocinio della Città di Marino, concesso dal sindaco Palozzi per l’importanza e il profilo culturale dell’iniziativa. Si è svolto nella preziosa sala del Museo Civico comunale, c’erano anche assessori dei Comuni limitrofi ma dell’Amministrazione marinese nessuno!

Sono solo due giorni che abbiamo ricordato a Santa Maria delle Mole Sandro Sciotti, vice brigadiere dei Carabinieri, rimasto ucciso dieci anni fa nel tentativo di sventare una rapina in banca. Il nome di Sandro Sciotti, come quello di Giovanni Falcone e Ruggero Lupini, sono i cardini della memoria nel progetto “Regoliamoci” di Libera realizzato dai nostri ragazzi. A loro sono dedicati i luoghi più importanti di aggregazione della nostra comunità.
E come è stato commentato sul nostro giornale: l’identità di una comunità ha bisogno della memoria di un fatto al quale è legato il sacrificio di un uomo per un valore che va al di là del proprio stesso tempo. Con quel gesto il valore in questione, la legalità, acquista una realtà. Ricordare Sandro Sciotti diventa così LA testimonianza del principio di legalità. Al di là delle corone d’alloro, dei discorsi di piazza e delle fasce tricolori, questo potrebbe essere il vero onore reso alla sua memoria.

Ieri sera abbiamo parlato di legalità. Qualcuno non era presente e avrebbe dovuto.
Per coerenza forse?
Per imbarazzo magari?
Non è dato ma bisognerebbe saperlo: sarebbe sciocco liquidare la questione con un banale: “gli assenti hanno sempre torto”.

Argomenti correlati:

Ciclo del cemento e infiltrazioni mafiose nel Lazio
leggi l’articolo
L’Istituto Comprensivo Vivaldi tra i finalisti del Concorso sulla legalità “Regoliamoci”
leggi l’articolo
Comitato Quartiere Giovani: educazione alla legalità alla scuola Vivaldi
leggi l’articolo

Exit mobile version