Pubblichiamo una breve ma incisiva analisi di Ivano Ciccarelli giunta in redazione, relativa al preoccupante aumento del numero dei poveri in Italia, in attesa che le promesse e proposte di molti diventino realtà concrete.
di Ivano Ciccarelli
Può darsi pure che i discorsi della first-lady USA siano migliori dei suoi pomodori, vabbè: un dato certo è che l’Italia è sempre più povera! Lo conferma il dossier 2016 su povertà ed esclusione sociale in Italia chiamato “Vasi Comunicanti” pubblicato in questi giorni dalla Caritas.
Gli autori ci dicono che agli anziani soli e alle famiglie numerose monoreddito si aggiungono nuclei famigliari normali, over 40enni, ultra 50enni e giovani, tanti giovani (la disoccupazione giovanile si attesta alla cifra record del 36/40%). Il dossier ribadisce i dati Istat del 2015: 1milione e 582mila famiglie in “povertà assoluta”, cioè più di 5 milioni di individui. “Si tratta del numero più alto dal 2005” spiegano alla Caritas “si tratta della forma più grave di indigenza di chi non riesce ad accedere a beni e servizi necessari per una vita dignitosa. Dal 2007, anno che anticipa l’inizio della crisi economica, la percentuale di persone povere è più che raddoppiata, passando dal 3,1 per cento al 7,6 per cento. La crescita è stata continua…”.
Come al solito: il Mezzogiorno vive la situazione peggiore “con l’incidenza più alta sia sugli individui che sulle famiglie. E, proprio al sud, dove vive il 34,4 per cento dei residenti in Italia, si concentra il 45,3 per cento dei poveri di tutta la nazione”. L’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno (SVIMEZ) parla di 576mila posti di lavoro persi dal 2008 nel meridione: il 70 per cento delle perdite di tutta Italia, mentre i livelli occupazionali risultano i più bassi registrati dal 1977 “non è solo il sud Italia a peggiorare. Nel corso del tempo anche aree del centro e del nord hanno vissuto un vistoso peggioramento dei propri livelli di benessere, in modo particolare se paragonati agli anni antecedenti la crisi economica. In soli otto anni anche in queste zone è raddoppiata la percentuale di poveri”.
In barba ai pomodori della famiglia Obama: Il “modello italiano” crolla di giorno in giorno e a dirlo non sono i bolscevichi che, si sa, vedono proletari ovunque! Ma la Caritas che con la povertà non ha mica rapporti pindarici ma piuttosto reali, avendoli (per esempio) a pranzo ogni dì. “Sul fronte dell’occupazione, le famiglie maggiormente sfavorite sono quelle in cui la persona di riferimento è in cerca di un’occupazione (tra loro la percentuale di poveri sale al 19,8 per cento). È netto, anche per questi casi, il peggioramento rispetto al periodo precedente alla crisi (si è passati da un’incidenza del 7 al 19,8 per cento). Accanto a tali situazioni negli ultimi anni sembrano aggravarsi le difficoltà di chi può contare su un’occupazione, i cosiddetti ‘working poor’ magari sotto occupati o a bassa remunerazione. Tra loro particolarmente preoccupante è la situazione delle famiglie di operai, per le quali la povertà sale all’11,7 per cento. Al di sotto della media, invece, è il livello di disagio delle famiglie di ritirati dal lavoro”.
Altro che orto presidenziale!? Fossero almeno quelli urbani (che intanto a Marino non decollano). Non c’è più tempo da perdere, è in pericolo “la pace sociale” e i rimedi li sappiamo e risappiamo, saputi e risaputi, discussi, dibattuti, condivisi bla bla bla. Per dire che non abbiamo bisogno di chiacchiere: la povertà va risolta e basta!! Redistribuire il lavoro esistente? Troppo difficile! Redistribuire le ricchezze accumulate, si può fare, domani. Anzi oggi! …e se al reddito minimo aggiungiamo anche un orticello, tutte e tutti saranno più contenti (e Vi voteranno per i prossimi 50anni).
Vabbè ma Renzi che fa?
E dal canto loro, Sindaco e Giunta di Marino che dicono?
approfondimenti :
http://s2ew.caritasitaliana.it/materiali/Pubblicazioni/libri_2016/Rapporto_VasiComunicanti.pdf
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