Punto a Capo Onlus rappresenta sul territorio di Marino Centro una delle più dinamiche realtà culturali. Il 15 gennaio scorso si è svolta in Sala Lepanto l’ultima presentazione organizzata da Punto a Capo Onlus di un libro di Enrico Di Lernia: ‘I reperti archeologici di Marino e del suo territorio dagli Inventari di Casa Colonna‘. Pubblichiamo di seguito il commento sui contenuti dell’evento inviato in redazione da Ivano Ciccarelli: nel tradizionale taglio da ‘bifolko’, tanto caro al Ciccarelli nelle questioni che affronta, si pone in evidenza un problema che il nostro Paese, ricco di cultura e di opere d’arte, ha in comune in ogni angolo della penisola: la perdita di tante opere prodotta dalla storia e dal potere. Molti potranno dissentire con Ciccarelli nei toni e nelle riflessioni presentate, ma la sua visione resta di ottimo stimolo alla discussione.
Catalogo di un saccheggio
di Ivano Ciccarelli
Ier’sera (domenica 15.01.2017 h 17.30 Sala Lepanto) da marinese sono andato alla presentazione di un libro scritto da un altro marinese: Enrico Di Lernia. Si tratta di un catalogo di reperti archeologici trovati nel territorio di Marino ed oggi sparsi per i cinque continenti. Un centinaio di opere d’arte che la nobilissima famiglia dei Colonna – a detta del gentilissimo sig. Di Lernia – regalava a cardinali e conti … ”sconsideratamente portate via” dice molto carinamente il dott. Alessandro Bedetti, direttore del Museo comunale.
Io che sono un bifolco, quindi né gentile né carino, dico, affermo e qui sottoscrivo: quel catalogo oggi varrebbe un mandato di cattura internazionale per la famiglia Colonna. Provvedimento giudiziario che nel 2017 (purtroppo) non vale neanche se supportato dalla più estesa delle retroattività, poiché i reati di appropriazioni indebite e traffico internazionale di opere d’arte sono stati commessi, nel nostro caso, tra XVI e XVII secolo. Apolli, ercoli, caligoli, sacropani, veneri, torsi belvedere e apoteosi omeriche. Ermi, statue e bassorilievi di notevole pregio che dovrebbero stare a Marino e che invece i Colonna ‘donavano’ a prelati e nobili lor pari coi quali, poi, compiacersi vicendevolmente delle beltà artistiche così esposte per saloni e giardini molto esclusivi. E pensare che alla base di tanta raffinatezza altro non c’è: ladrocinio, saccheggio, spoliazione dei luoghi d’origine e arricchimento di poche collezioni private.
Il rapporto della nobilissima famiglia dei Colonna col nostro territorio (direi complessivamente con la Storia) GRIDA VENDETTA!! Ovunque lo si prenda è obbrobrioso. A Marino celebriamo Marcantonio che è di Lanuvio. Costui diventa famoso perché il papa lo ha spedito a massacrare oltre 30mila turchi nella famigerata battaglia di Lepanto voluta dai veneziani intolleranti ai sbarchi turchi sull’isola di Cipro (un po’ come se i canadesi ci dichiarano guerra perché i toscani sbarcano sull’isola d’Elba…). E neanche è vero che la famigerata battaglia servì a contenere l’espansione degli ‘infedeli’ poiché (ne è certo il noto medievalista Umberto Eco) nel giro di pochi mesi i turchi riorganizzarono le proprie truppe per riconquistare l’intero nord Africa, guerreggiando almeno per un altro decennio addirittura fin su gli attuali confini ungheresi. E di tutte ‘ste menzogne e ladrocini a noi marinesi che ci rimane? La statua più brutta del mondo, palesemente razzista e xenofoba.
Bugie, stragi e ruberie che però a certi marinesi piacciono specie se sciolte nell’esoterismo zodiacale. Quest’ultimo in voga nei salottini della Marino-bene dove, da un po’ di tempo in qua, s’aggira una fauna insolita, composta da vecchie glorie del PCI e adepti del folclore nazi-fascista, curiosamente uniti contro la più azzardata delle previsioni. Esoterismo talmente gradito (il sig. Di Lernia si è già distinto con la pubblicazione del ‘manuale per scettici agli u.f.o.’) che buona parte della serata – inaspettatamente – se n’è andata in chiacchiere sul Mitreo … che … con i Colonna c’ha a che fare perché sembra non siano riusciti a staccarlo dal muro per (come si sa) ‘donare’ anche questo … E allora, almeno questo, c’è rimasto, lì, nel garage di un condominio marinese, col problema di sempre ribadito pure ier’sera: come esibirlo al pubblico?
Ricordo ancora quando, oramai più di 10anni fa, lo storico dell’arte Philippe Daverio al cospetto di tale affresco mi disse: ”sai perche questo Mitreo si è conservato così bene?”. Io risposi d’ignorarne il motivo e lo storico mi gelò: ”perché è rimasto chiuso al pubblico!”. Aveva con se una telecamera e fu così che il nostro Mitreo, tra le tante chiacchiere che solitamente lo circondano, almeno in quell’occasione passò per ”Passepartout” di Rai3.
Benvenga, dunque, il catalogo del sig. Di Lernia … che ai posteri rimanga – se non altro – una prima lista di opere d’arte trafugate a Marino dalla nobilissima e generosissima famiglia dei Colonna. Catalogo che, ovviamente, non mancherò di approfondire quando sarà consultabile presso la Biblioteca comunale.
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Il feudalesimo è morto e sepolto da un paio di secoli, è un po’ tardi per condannarlo nel 2017. Credo che – nell’eventualità di una “restituzione” paventata da qualche commentatore affrettato – anche Casa Colonna non se la passi tanto bene, il ramo principale dei Colonna di Paliano (gli ex-duchi di Marino) si deve essere estinto intorno alla seconda metà dell’Ottocento.
Ad ogni modo conosciamo i pezzi d’arte dispersi dai Colonna perché loro quantomeno ne tenevano traccia, purtroppo non sapremo mai quanto è andato disperso per colpa dei “bifolki” (per usare una denominazione cara all’Autore). Ancora in epoche recentissime non era inusuale trovare qualcosa di antico negli scassi delle vigne del nostro territorio (figuriamoci negli scavi per le tantissime costruzioni, abusive e non). Ma ce ne faremo una ragione e andremo avanti. Si racconta che alla metà del Quattrocento papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, grande umanista e cultore di antichità classiche, viaggiando per il Lazio si trovò a passare per Genzano, e tornando verso Roma lungo il tracciato dell’Appia antica trovò un uomo intento a togliere dalla strada le pietre dell’antico basolato romano per costruirsi una baracca poco oltre. Il papa, racconta lui stesso nei “Commentarii”, “rimproverò aspramente” l’uomo e diede mandato al principe Colonna (che coincidenza, un Colonna!), allora signore di Genzano, “ne deinceps viam publicam tangi sineret, quae ad Pontificis curam pertineret” (che non permettesse più che fosse rotta la strada romana, perché era del papa). Tutto questo per fare una piccola difesa dei nostri antenati, così ignoranti, principi o “bifolki” che fossero, in fatto di antichità.
Meno ignoranti dovrebbero essere i contemporanei, ed io mi preoccuperei piuttosto di questo. Magari ne riparleremo durante una visita al Mitreo finalmente aperto al pubblico. Interessante comunque questo catalogo di Di Lernia, che ci conferma quanto ricco sia il nostro territorio di emergenze artistiche, e quanto siano stati insipienti i nostri predecessori nel raccogliere un patrimonio così imponente.
il sig. aversa (a me non ‘caro’) continua ad inseguirmi per quel che liberamente scrivo, poi, liberamente, pubblicano. ai suoi commenti unisce spesso alcune parole non proprio gradite alla mia percezione: … e’ di destra … filopadronale … stantio … sciocco … superficiale … stolto … ecc ecc ecc. poi quando lo incontro per marino, tra un sorriso che va da un orecchio all’altro dice solo … ciao iva’!
atteggiamento che non spiego perché sono mica uno psicologo!? forse uno scrittore (forse!!!) che scrive quel che scrive senza mai una volta che una, pensare al ‘pci di marino’ … giuro! … mai!!
vivo la mia vita nella speranza che altri facciano lo stesso, cioè in pace …
Un torto, una ragione ed uno sconsolato allargamento di braccia. Il torto che faccio è ad Enrico di Lernia che (indirettamente) commento non avendo nè letto ancora il libro nè partecipato alla presentazione. La ragione è quella che invoco! Anzi anche un gradino meno: il buon senso. Come si fa, come sembra proporre in uno stantio gioco della provocazione il caro Ivano, a usare una stessa unità di misura per argomenti tanto differenti? Come si fa a “pensare” alla gestione delle opere d’arte da parte di un principato, che è vissuto e si è connotato nel periodo a cui apparteneva col metro di oggi? Non siamo mica agli specchi temporali in cui si entra e si esce dalle epoche con le stesse conoscenze e convinzioni, e usi e costumi di oggi! Oppure per darci un tono più grande vogliamo “rivendicare” i nostri averi dell’Impero romano? E’ semplicemente sciocco e superficiale. I Medici o gli Orsini, i Barberini o gli Estensi hanno attivato altri codici di comportamento nei loro tempi? E chi ce lo racconta? Le agiografie profumatamente pagate degli scriba al servizio dei nobili più “nobili” dei Colonna? Ma per piacere! Sicuramente è stato fatto un lavoro di studio e ricerca per creare e proporre un catalogo. Quindi già questo è un lavoro da apprezzare. Ma accompagnare tutto ciò al grido “ridatece er malloppo” mi sembra – per non usare un termine volgare – una stoltezza! Per quanto poi, in una argomentazione siffatta, in un contesto para-culturale, voler inserire una velenosa punta di citazione anticomunista, la si può tranquillamente risparmiare perchè totalmetne fuori contesto!
Se ne parla, se ne scrive, se ne discute animatamente, ci si scontra, ci si accalora, si polemizza, si alza la voce, si ironizza, ma:
dei beni archeologici di Marino, soprattutto quelli di valore mondiale (Mitreo, Carceres, Appia Antica), concretamente, a chi interessa ?
Quale è la reale situazione del Mitreo, dei Carceres e dell’Appia Antica, impossibili da fruire sia per i marinesi che per i tantissimi turisti che visitano il Belpaese ?
Da secoli il saccheggio sistematico che viene effettuato da potenti e corrotti, la distruzione e l’annientamento che viene realizzato da privati e costruttori senza scrupoli, ha il via libera, silenzioso e complice, di amministrazioni e Cittadini. E’ ora di cambiare passo, informandosi e difendendo con le unghie e con i denti questo immenso patrimonio storico archeologico. La fiducia verso la nuova amministrazione a 5 stelle non può essere tradita e va stimolata quotidianamente. Magari qualche giurista potrà anche approfondire una eventuale restituzione alla nostra Comunità di qualche pezzo di Storia, “regalato” dai Colonna (sic) a prelati e ricchi signori.
Un riconoscente GRAZIE ad Ivano Ciccarelli, che sa stimolare, come nessuno, questa comunità semi dormiente.