Come già descritto dal nostro web magazine, il 2 Novembre si è tenuto a Marino presso l’Osteria “For de Porta” un incontro culinario con menù Etnico organizzato dal centro di prima accoglienza “@Home” di Marino. L’evento è nato per sensibilizzare la comunità verso le attività dei centri di accoglienza. Abbiamo approfittato di questo evento per approfondire il tema dei rifugiati a Marino, incontrando il coordinatore, nonché responsabile del Centro, Marco Frisari, che ci ha illustrato in una lunga intervista come è nato e come è organizzato il centro “@Home”.
“La questione migranti ” ci ha detto Frisari “è molto sentita nella comunità marinese, generando anche a volte preoccupazioni per i residenti, spesso a ragione della poca conoscenza del problema, carenza di conoscenza che innalza inevitabilmente il livello di pregiudizio. La nascita e la vita di questo progetto di accoglienza, parte da un incontro con le suore missionarie del luogo, che per motivi anagrafici non potevano e non possono più operare direttamente sul territorio Africano. L’incontro è avvenuto nel 2014, quando la Prefettura fece richiesta alla cooperativa se era in grado di intervenire come prima emergenza sbarchi. E così in quell’anno, insieme alle suore che misero a disposizione la struttura, iniziò la nostra esperienza come centro di accoglienza. Successivamente, nel 2015 quando la Prefettura richiese al Comune di Marino di individuare una struttura per l’obbligo di accoglienza di una quota di migranti, l’amministrazione comunale individuò un complesso residenziale in via di ultimazione in via Cesare Colizza, come locazione per 79 unità, generando una forte contestazione da parte dei residenti. In quella occasione ci fu richiesto di intervenire sul problema facendoci carico di assolvere l’iter burocratico: per questo partecipammo al bando e ci aggiudicammo la gara. Cosi è nata la nostra azione umanitaria a Marino, territorio dove oggi siamo molto più organizzati anche perché oggi il flusso migratorio è più controllato sia a livello sanitario sia a livello di “registrazione” di riconoscimento e di collocazione. All’interno del centro di via Colizza le ospiti sono tutte donne, molte con bambini, tranne rare eccezioni maschili. Il gruppo, formato da varie nazionalità e quasi tutte giovanissime, ci ha portato a dover affrontare il grande problema della “Tratta delle Donne“: la maggior parte di queste ragazze deve infatti pagare il costo del viaggio per arrivare in Italia che si aggira intorno ai 40mila euro. Lo schema terribile a cui hanno aderito nel loro Paese è all’incirca questo: le organizzazioni di trafficanti sugli immigrati fanno credere alle giovani che in Italia avranno un lavoro sicuro con il quale saranno in grado di pagare il debito che contraggono per il viaggio. Le giovani non sanno che quel ‘lavoro’ tanto ambito è l’avviamento alla prostituzione.
Una volta arrivate le giovani in Italia, le organizzazioni malavitose locali gemellate con quelle in Africa predono i contatti necessari per l’estinzione del debito e le donne sono in vario modo costrette alla prostituzione. Le ragazze con cui si ha più difficoltà di intervento per contrastare questa ‘tratta’ sono quelle Nigeriane perché le donne, chiamate “MAMAN”, che gestiscono il traffico delle ragazze sottopongono le ragazze a una forma arcaica di rituale VOODOO chiamato “juju”che le vincola all’estinzione del debito, impedendo loro qualsiasi forma di sganciamento dal patto una volta partite. Purtroppo questo tipo di cultura è molto diffuso e questo rende difficoltoso il lavoro di reinserimento nella nuova terra: chi decide di denunciare i persecutori in Italia viene inserito in un percorso di protezione, ma, purtroppo non si può garantire loro la sicurezza della famiglia nel loro Paese d’origine, li dove i malavitosi trafficanti esercitano le loro pressioni e, spesso, vendette.
Il 25 Novembre prossimo con il comune di Marino si sta organizzando un incontro con la scuola Superiore Istituto Paolo Mercuri, dove la psicolaga del Centro di via Colizza illustrerà il fenomeno delle “Tratta delle Donne” alla presenza degli studenti italiani in sala.”
Una buona occasione per conoscere meglio temi a volta sconosciuti o trattati in modo molto superficiale.
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