Il boccone amaro di molti speculatori e intrallazzatori della vecchia politica in ambito urbanistico continua a essere lì a Marino, da 18 mesi, nello stomaco. Infatti, senza grandi proclami, il M5S che governa dal luglio 2016 a Marino, dopo il congelamento delle principali cementificazioni sul territorio e le importanti sospensive su concessioni a dir poco ‘scabrose’ propinate nel tempo dal centrodestra, ha avviato in consiglio comunale il 27 dicembre scorso tre nuovi filoni, anche questi promessi in campagna elettorale, sulla revisione e sistemazione a norma di legge di tutto l’ambito urbanistico. Un vero terremoto che ha trovato anche il 27 dicembre l’opposizione in Consiglio Comunale arrampicarsi sugli specchi pur di difendere i vecchi privilegi del passato, nei rocamboleschi e insensati sviluppi concessi al cemento sul territorio.
Ma veniamo ai punti trattati il 27 dicembre in Consiglio Comunale, in attesa dei primi commenti delle forze politiche e dei tecnici. Ieri, più che mai, si sono viste totalmente divise le parti in gioco: da un lato le forze della maggioranza M5S, coesa e determinata, dall’altro lato una fragile e irrealistica opposizione che ha perfino negato le norme e l’evidenza sulla malagestione urbanistica del passato.
All’ordine del giorno, infatti, c’erano tre importanti delibere riguardanti l’urbanistica, un fondamentale pacchetto di decisioni che consentirà, a detta della maggioranza, di predisporre un nuovo PRG e riequilibrare il territorio.
La prima delibera sull’urbanistica ha riguardato “l’adeguamento del contributo del costo di costruzione e degli oneri concessori“: nonostante il DPR 380/2001 prevedesse un aggiornamento annuale del contributo, come evidenziato dalla maggioranza del M5S, a Marino non si è di fatto posta mano alla questione dal 2010, con il precedente aggiornamento risalente addirittura al 1991. Con l’atto di ieri il riallineamento del contributo è stato approvato dalla maggioranza, tra gli isterismi della minoranza legata ai palazzinari marinesi.
La seconda delibera sull’urbanistica ha riguardato un “Atto di indirizzo per redazione delle convenzioni e delle cessioni di aree e opere pubbliche“. Infatti, oggi a Marino è praticamente impossibile determinare un elenco certo delle aree cedute o prese in carico dal Comune negli ultimi 10 anni. Un bell’esempio di “buona amministrazione” degli ‘esperti‘ della vecchia politica del CentroDestra che hanno governato per tre consiliature consecutive dal 2006 al 2015. Nella delibera approvata sono stati fissati dei criteri affinché si possa ricorrere alla cessione di aree e a opere a scomputo solo in caso di dimostrata utilità pubblica.
La terza delibera discussa e approvata era dedicata ad un “Atto per il riordino complessivo degli strumenti urbanistici“, atto di fondamentale importanza per il futuro di Marino. Con questa delibera l’Ufficio tecnico del Comune viene incaricato di redigere una Carta Unica del Territorio, passando dalla stortura e confusione attuale – due tavole di piano regolatore, decine di varianti speciali, tre grandi programmi integrati d’intervento e Programmi Pluriennali d’Attuazione scaduti, tutti sviluppati senza tenere conto nè del Piano territoriale Provinciale nè il Piano territoriale paesaggistico regionale – ad un ordine che metta fine alla cementificazione selvaggia che si è praticata a Marino (vedi ad esempi emblematici dei disastri a firma CentroDestra a via Costa Caselle a Marino Centro, a Via Palaverta/Aldo Moro a Frattocchie, a Via Curiel a S. Maria delle Mole e nelle traverse di Quarto di S. Antonio a Cava dei Selci). La Carta Unica del Territorio sarà, nelle intenzioni del M5S, la base su cui lavorare per il nuovo PRG, finalmente promesso a misura d’uomo e non di speculatore.
Non resta che osservare come si profili un 2018 intenso: un bel e buon ‘terremoto’ promesso e mantenuto dal M5S sull’urbanistica di Marino.
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