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Marco Cacciatore: le prossime tappe verso l’allargamento del Parco dell’Appia Antica al Divino Amore di Marino

Marco Cacciatore

Come ricorderete, in piena estate durante un Consiglio Regionale è stato approvato il Piano di Assetto del Parco dell’Appia Antica e nella discussione sono stati approvati anche degli emendamenti per portare in porto, a tempi molto rapidi,  l’allargamento del Parco dell’Appia Antica a tutta l’area del Divino Amore di Marino, area  ben famosa e interessata ad una spericolata operazione immobiliare da oltre un milione e trecentomila metri cubi di cemento avviata nel 2011 da Adriano Palozzi, Luca Parnasi e tutto il centrodestra marinese.

Abbiamo chiesto al Consigliere regionale del M5S Marco Cacciatore quale siano ora le tappe: questo è quello che ci ha dichiarato.

Dopo l’approvazione a luglio del Piano di assetto del Parco dell’Appia Antica, che la Regione Lazio attendeva da anni, è giunto il momento di compiere un ulteriore passo per garantire la tutela dei nostri territori.

E’ stata infatti convocata per il 5 settembre la Conferenza finalizzata alla redazione di un documento di indirizzo, volto a modificare la perimetrazione indicata nel Piano d’assetto, come previsto dall’Emendamento a mia prima firma, cui fa eco l’emendamento a prima firma della consigliera Marta Bonafoni della maggioranza legata a Zingaretti. Si procede così a portare in aula (ndr, probabilmente il prossimo  13 settembre) un ampliamento del perimetro del parco, che coinvolgerebbe molte nuove aree, comprese le aree del “Divino Amore” a Marino.

Si tratta di zone che interessano vari Enti, tra i quali il Comune di Roma, previste nella perimetrazione originale del 2003 e in seguito stralciate  e che da allora attendono ancora di incontrare l’adeguata tutela.

Ci aspettiamo di trovare nei partiti la volontà politica di elevare l’interesse pubblico, realmente percepito dalle comunità e dai territori, come preminente su qualsiasi altro interesse. La Regione può e deve cogliere l’opportunità di sottrarre aree preziose, che potrebbero rappresentare una risorsa dal punto di vista culturale, paesaggistico e naturalistico, a qualsiasi tipo di pianificazione edilizia sproporzionata o comunque al di fuori delle esigenze dei territori.

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