di Gianna Santini –
“Lo vedi ecco Marino la Sagra c’è dell’Uva, fontane che danno vino quanta abbondanza c’è”.
Franco Silvestri nel 1926 scrisse questa canzone in onore dei festeggiamenti di questa sagra ormai conosciuta in tutto il mondo. Il 5 e 6 ottobre a Marino, paese dei Castelli Romani, metterà in scena la sua 95-esima edizione.
Come ogni anno l’Amministrazione comunale ha il suo bel da fare per organizzare l’evento, gli esigenti cittadini, sempre molto attenti e critici, vigilano affinchè la festa rispecchi le antiche tradizioni. Anche quest’anno in attesa dell’evento le critiche già aleggiano nei rioni. La decisione di confermare l’iniziativa presa lo scorso anno, di far pagare un contributo di 3 euro alle persone non residenti che intendono partecipare alla Sagra, sembra non piacere.
In realtà l’idea di chiudere il paese con l’accesso tramite varchi serve soprattutto per il controllo degli ospiti ed arginare, per quanto possibile, il fenomeno delle ubriacature di massa, con spesso conseguenze gravi per i tanti giovani che accorrono attirati da pubblicità ingannevoli dell’evento pensando di vivere una giornata di sballo e anarchia.
Purtroppo proprio su questo aspetto iniziano a girare sui social improvvisati organizzatori che pubblicizzano la storica festa come un RAVE PARTY per uno sballo alcolico, promettendo un viaggio sicuro con autobus da loro stessi definiti PULLMAN DELLO SFASCIO. Con questa garanzia: se bevo non guido vivilo in scioltezza, non rischiare la vita e nemmeno la patente. Vivi l’esperienza senza pensieri.
I tanti cittadini scontenti del pedaggio, dovrebbero riflettere prima di giudicare e collaborare con un alto senso civico nel contribuire alla segnalazione di qualsiasi atteggiamento sopra le righe, prima che una battuta infelice diventi una mega rissa tra ragazzi ubriachi, vittime soltanto di troppa noia e alla ricerca dello sballo giornaliero.
Chi ama il suo paese non critica soltanto … ma collabora affinchè le cose possano migliorare.
Gianna Santini
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Chi prenderà il pullman dello sfascio, pagherà poi i 3 euro all’ingresso dei varchi.
Quindi cosa c’entrano la blindatura del centro storico, il “pedaggio” per i non residenti e le file anche per i residenti per gli accessi rispetto a chi prende un pullman, scende a Marino ed entra comunque alla festa?
La parola “anarchia” poi lascia molto a desiderare: è usata in modo improprio e superficiale secondo me in questo articolo e indica, sempre a mio parere, un retropensiero piuttosto bigotto in tale contesto.
Chiudere con i beta-fence e la vigilianza, per di più privata, una città ha poco di festoso, molto di business e viola la libertà individuale più basilare, quella di movimento. Se io entro a casa mia oppure invito degli ospiti di domenica, come ogni tanto capita, devo fornire il mio documento ad un perfetto sconosciuto ? e gli ospiti devono pagare 3 euro per entrare a casa mia ?
L’anno scorso le solite scende di gente che orina e fa latro in molti vicoli, questo non tanto per lo “sballo” (vogliamo parlare della qualità del vino e delle ciambelle vendute in molti, non tutti, i posti ?) quanto per la mancanza di bagni diffusi e delle rispettive indicazioni.
Io da residente, non ci spenderò e non inviterò nessuno da me a queste condizioni….che gli dico agli amici “oh, venitemi a trovare, portatevi tre euro a testa altrimenti non potete salire a casa”. In tutte le altre feste ciò non avviene e sono rare le risse. Dato che la sagra dell’uva spesso fa rima con alcool ci sarebbe solo da istruire chiunque, non solo i “giovani”, sui rischi e se qualcuno beve di più una sera l’anno per dimenticare gli altri giorni o perché vuole, a suo modo, divertirsi non va secondo me giudicato come un poco di buono. Se c’è bisogno di evadere dalla quotidianità, ci saranno anche dei motivi, difficili da discutere durante una sagra e che non interessano agli organizzatori neanche durante il resto dell’anno.
Ci sono in giro a Marino ancora molti adesivi “KUNE ZOCCOLE E COLTELLI” apposti su diversi cartelli stradali ormai da anni a seguito di una sagra dell’uva da parte di gruppi provenienti da Roma. Come li ho visti, e strappati ove possibile, anche molti altri li avranno notati. Spesso, gruppi di fascisti più o meno organizzati si mettono sulle scalinate del comune e in preda alla loro euforia inneggiano al duce e fanno cori provocatori. Poi qualche marinese si fa giustamente rodere e nascono discussioni che possono degenerare. Così come altri gruppi di ragazzi molestano alcune ragazze oppure se la prendono con venditori di origine straniera insultandoli pesantemente per il colore della pelle.
Ecco, magari, durante la sagra un occhio a chi viene a Marino a fare il fascista, il sessista e il razzista, pur se ha pagato 3 euro all’ingresso, sarebbe da mandarlo subito via. Non sono il pedaggio e il controllo all’ingresso ad evitare tali situazioni, visto che ce ne sono state anche lo scorso anno. Se poi non appaiono nei comunicati ufficiali, chi vive al centro storico è comunque testimone e, spesso, interviene in tali circostanze, senza farci di sicuro alcun guadagno anzi rischiando in prima persona per poi magari ritrovarsi in un articolo di una “rissa” passando per i benpensanti allo stesso livello di un aggressore.
C’è troppa paura in giro, c’è troppa voglia di fare affari, troppa necessità di far vedere una Marino che gli altri giorni non è una vetrina, non è un posto dove tutto funziona, non è un posto dove ci si possa svagare molto, purtroppo.
E dove, dietro le sfilate aperte dai simboli religiosi, hanno spesso partecipati politici e imprenditori che hanno creato danni enormi al nostro territorio. Ben inteso, accettati dalle confraternite e dai fedeli che si battono il petto pubblicamente in quei giorni per poi comportarsi in tutt’altra maniera nel quotidiano.
Questo è quanto accade. Se si vuole il controllo di chi entra, i 3 euro non c’entrano comunque nulla. Se non si vogliono i “poveracci” o i “ragazzini adolescenti”, allora la festa non è per tutti. C’è un pre-giudizio in chi organizza la festa in questo modo. E anche nell’articolo di cui sopra.
Per carità, la si può pensare come si vuole.
Aspetto tutte le centinaia di persone coinvolte nell’organizzazione della sagra e i loro esegeti per campi, a vendemmiare, svegliandosi alle 5…questa si che sarebbe una bella tradizione, non mettersi la bancarella fuori i negozi (sfitti) e vendere vino a caro prezzo prodotto da altri che nelle campagne, in nero, senza assicurazione, sono costretti a lavorare per le “eccellenze del territorio” che vengono ospitate nei saloni del gusto.
Mettetelo qualche varco all’ingresso delle vigne per controllare i documenti di lavoro dei braccianti e le condizioni in cui si sbattono per il prezioso nettare. Ah, no, questo non interessa…meglio parlare di potenziali ubriaconi e di polemiche sterili sui varchi sì / varchi no. Meglio pagare i vigilantes privati o i navigator che qualche ispettore del lavoro…mica si vogliono rovinare i profitti degli imprenditori agricoli