La riflessione di Carbonelli sulla pandemia: seguiamo la ragione e le istituzioni

Marco

5 anni fa

di Marco Carbonelli –

Da un mese a questa parte, dallo scoppio della epidemia COVID-19, accanto alle notizie ufficiali e alle informazioni istituzionali si è scatenata la produzione di una vera e propria marea di video, post e comunicazioni di ogni tipo che tendono spesso a ridicolizzare le scelte fatte per gestire l’emergenza, sminuire la gravità della situazione, indicare miracolosi famaci già esistenti e volutamente non utilizzati per la cura dei contagiati in Italia.

Occupandomi personalmente in ambito professionale di emergenze e di gestioni delle crisi in ambito CBRN (Chemical, Biological, Radiologial, Nuclear), avendo avuto la fortuna di studiare e collaborare con esperti internazionali e anche la possibilità di scrivere un libro appena lo scorso anno su temi proprio di questa natura, mi sento di poter affermare in piena convinzione che la crisi in atto è stata finora gestita dall’Italia con un grande equilibrio generale, inimmaginabile visto il livello di rissosità della politica e anche la disciplina di una parte del nostro popolo. Niente è perfetto e gli errori ci sono sempre, in ogni attività, specie se convulsa come per le emergenze, ma a mio parere siamo fortunati in questa fase ad avere questo Capo del governo e forse neanche ci rendiamo conto di quali errori ben più gravi avrebbero potuto essere commessi in questo primo mese di crisi per la pandemia.

Non mi riferisco a colori politici specifici, non mi interessa questo o quel partito, mi interessa la dimostrata capacità di comprensione dei fatti e dei numeri, l’umiltà nel chiedere ‘a chi ne sa più di te’ e al far riferimento ad un sistema di competenze oggettive, serie e professionali del nostro Paese, sistema che sta cercando di fare il possibile a livello centrale e, dopo un primo tentennamento, anche a livello locale, per affrontare al meglio una situazione davvero grave, ben fissata nelle nostre menti dalle bare trasportate per ben due volte fuori dalla città di Bergamo dalle forze armate.

Sarà ancora molto dura e alcune simulazioni di diffusione del virus indicano dei cicli successivi di ‘rimbalzo’ dopo il primo ciclo in atto che ci potrebbero condizionare per molti mesi, per più di un anno. Poi potrebbe arrivare un vaccino, con rischio sempre più basso nel tempo di contagi massivi per la crescente immunizzazione della popolazione.

Sono scenari, evidentemente, ma l’analisi del rischio si sviluppa su scenari probabili in cui le scelte si adottano sulla base dell’evoluzione degli eventi reali immaginando nel futuro quello che potrebbe accadere. Se non perdiamo la razionalità ne usciremo, toccati e più poveri certamente tutti, ma ne usciremo. Se ci facciamo prendere dal panico potrebbe saltare tutto e i danni potrebbero essere incalcolabili come stato, comunità, famiglie e singole persone.

Una riflessione a parte meritano i social media: dovremmo tutti lasciar stare e non propagare notizie, filmati, post ben costruiti da presunti ‘rivelatori di verità‘ su cure del virus nascoste volutamente alla popolazione o indicazioni ‘di come si stia di fronte alla solita influenza‘ o allo ‘stesso numero di morti ordinari di ogni anno‘, o di business ‘organizzati da questo o quel soggetto istituzionale‘ oggi operativo in Italia per sfruttare la pandemia in atto … comunicazioni costruite ad arte, due o tre verità con mischiata una notizia falsa, peggio, una notizia totalmente idiota nella maggior parte dei casi, da far passare a tutti noi, in questa era dei social network.

Fidiamoci delle nostre autorità tecniche, scientifiche e politiche che al momento si sono rilevate tra le migliori, oggettivamente, a livello mondiale.

Pensiamo ai tentennamenti e alle decisioni per esempio del Regno Unito di Johnson, o della Francia di Macron, o ancora degli USA di Trump, e vedremo che spontaneamente ci sentiremo orgogliosi, pur nella difficoltà e negli errori inevitabili in queste terribili situazioni, di essere oggi italiani.

Infine, parleremo dopo la fine della crisi, e sarà necessario farlo, approfonditamente di come sia nata questa epidemia e su apparentemente inquietanti coincidenze internazionali di natura sanitaria, militare, finanziaria e speculativa: ma questo ora è un tema del tutto inutile.

Ora è meglio pensare a salvarci da un disastro che potrebbe assumere dimensioni paragonabili ad una guerra mondiale se non ci atteniamo alle indicazioni, una guerra che già oggi è in atto e che ha veduto cadere quasi 5500 italiani. Assolutamente già troppi.

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