di Marco Carbonelli –
Circa 24 ore fa, un audio messaggio è arrivato via chat e in pochi minuti migliaia di persone intorno alle 10 di sera lo hanno ascoltano. L’audio messaggio descriveva una gravissima situazione epidemiologica a Frattocchie, con intervento immediato e urgente di forze dell’ordine e di protezione civile per una ampia cinturazione dell’area, una zona rossa intorno ad una Residenza Sanitaria per Anziani, con indicazioni dettate direttamente dal Prefetto e con il numero di contagiati cresciuto, con quasi un raddoppio in 24 ore.
Ma la voce era diversa dal solito.
Non era la voce del sindaco Carlo Colizza, ma quella di un comune cittadino.
Il messaggio ha gettato letteralmente nel panico centinaia se non migliaia di persone. I telefoni dei responsabili locali sono impazziti, le chat esplose, in particolare è diventato infuocato il cellulare del Sindaco.
Poi, dopo circa un’ora verso la mezzanotte le scuse scritte del cittadino:
non c’è nessuna zona rossa, non c’è nessuna cinturazione, nè interventi del Prefetto a Frattocchie.
Questo, in sintesi, lo spiacevole e potenzialmente devastante evento di pessima comunicazione social di 24 ore fa.
Proprio per evitare queste situazioni, a parlare durante una emergenza deve essere solo l’Autorità di Protezione Civile, il suo Delegato o il suo Portavoce.
Basti pensare che ogni più semplice volontario delle associazione e dei comitati, in eventi di protezione civile, non scende in campo se non è formato e se non conosce e sottoscrive la strettissima ma necessaria catena di comando e controllo su decisione e comunicazione che è, sulla base dell’esperienza, l’unica ammessa in emergenza.
Questa struttura di comando e controllo vede nell’Autorità un vertice da rispettare per il bene di tutti, non ciecamente, sempre con spirito critico ci mancherebbe, ma riconoscendone sempre il ruolo.
L’Autorità di protezione civile , il Sindaco Carlo Colizza nel nostro caso locale, un qualsiasi altro Sindaco, e anche il Presidente Giuseppe Conte nel caso nazionale, ha un compito davvero difficile, e in questo, proprio perché consapevole del valore vitale del suo comprendere, decidere e comunicare, chiede aiuto nelle sue decisioni alle persone di cui si fida e che hanno competenza, come, per il caso di Colizza, il suo Delegato, la sua Giunta e maggioranza, il suo Portavoce, la Commissione Tecnico Scientifica che ha messo a suo fianco, il Gruppo Coordinato delle Associazioni e dei Comitati (GCAC) aderenti al Piano di Emergenza Comunale (PEC).
È un compito, quello dell’Autorità in emergenza, difficilissimo, che alla fine ogni cittadino potrà valutare.
Ma oggi questo ruolo va accettato, rispettato e anche protetto.
Siamo costretti in questi frangenti di crisi ad applicare uno schema di gestione degli eventi inevitabilmente stretto, ad applicarlo con intelligenza, come modello veloce e necessario per ridurre gli impatti, salvare più persone possibili, confinare le perdite economiche, tenere insieme una comunità in un momento di grave pericolo e fragilità, evitando il panico.
Quel panico che ieri sera abbiamo tutti percepito e alcuni toccato con mano e che, per pura fortuna, non ha fatto danni ulteriori a Frattocchie.
Per questo, la strada stretta e unica che abbiamo davanti è quella di rispettare le regole, ascoltare l‘Autorità e non diffondete convulsamente notizie social se prima non si sono potute verificare in modo certo.
Il danno, uscendo da questa strada stretta, potrebbe essere devastante.
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La miseria umana non ha confini..