di Gianni Morelli–
La soluzione? Un inceneritore gigante a Santa Palomba dove convogliare migliaia di tonnellate giornaliere di rifiuti provenienti da tutta la città.
Qui non si tratta di essere favorevoli o contrari agli inceneritori né di opporre rifiuti ideologici a questa iniziativa. Un ‘NO’ non può essere l’inizio di una discussione, ma può essere la conclusione di valutazioni oggettive. Quindi il vero problema consiste nel valutare le reali possibilità che il Territorio ha per sostenere gli effetti di una simile soluzione.
Infatti, i volumi di rifiuti indifferenziati da bruciare sarebbero talmente elevati che l’Ardeatina vedrebbe chilometri di camion in fila in attesa per scaricare i materiali raccolti in tutta Roma. E l’Ardeatina non esisterebbe più come strada di comunicazione e di collegamento con il nuovo Ospedale dei Castelli. Inoltre, i livelli di inquinamento dell’aria sarebbero elevatissimi.
Proprio per approfondire questi aspetti il nostro giornale Noi Cambiamo ha aderito all’invito inviato dalla ‘Rete di Tutela di Roma Sud’ che il 16 Luglio 22 aveva l’obiettivo di farci ‘Conoscere Santa Palomba’.
Una Delegazione di Cittadini molto pacati e privi di qualunque forzatura politica ci ha mostrato come in prossimità dell’area destinata all’inceneritore sia stato realizzato un insediamento con 300 abitazioni cui è sconsigliato avvicinarsi per motivi di sicurezza e di come, dopo vari passaggi di proprietà si sia arrivati nella stessa zona alla trasformazione di aree agricole in aree edificabili sulle quali sono stati avviati lavori per la costruzione di altri 1.000 alloggi che avranno la stessa destinazione.
Situazione che un’oculata gestione comunale a Marino è riuscita a scongiurare al Divino Amore davanti al Gotto d’Oro.
Importante il danno che ne ricaverebbero le numerose Aziende viti-vinicole esistenti sul Territorio. Aziende del tipo di quella che abbiamo visitato al confine con Ardea che da 35 anni stanno lavorando nel massimo rispetto dell’equilibrio ecologico e della qualità dei prodotti. La foto in testa all’articolo mostra un tipo di produzione del vino in anfore sotterrate di 1.500 litri ciascuna, metodo risalente a prima dell’antica Roma.
Altri cittadini hanno evidenziato il fatto che sono privi di acqua potabile perché i loro pozzi sono ormai inquinati per effetto dell’avvelenamento originato dalla discarica di Albano recentemente riattivata.
È evidente che soluzioni possibili sono tutte basate su interventi a lungo termine come la riduzione degli scarti, la raccolta differenziata e la realizzazione di filiere di recupero delle materie prime che ne derivano.
È necessario avviare da subito gli interventi propedeutici a realizzare queste soluzioni e discutere con competenza sui provvedimenti atti a ridurre il più possibile gli impatti negativi derivanti dalla situazione attuale.
Se invece di un enorme inceneritore pensassimo a tanti piccoli centri di gestione inter-municipali dotati di impianti utili ad una differenziata spinta, probabilmente responsabilizzeremmo in modo più deciso sia gli Amministratori sia i cittadini e avvieremmo con più decisione i processi necessari.
Cittadini informati e amministratori attenti. Dobbiamo far valer le nostre ragioni per arrivare a soluzioni rispettose del nostro Ambiente, dell’Ambiente in cui viviamo.
Noi di Noi Cambiamo faremo tutto il possibile per informarvi correttamente.
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