Inceneritore di S. Palomba: avremo uova alla diossina?

Adolfo Tammaro

2 anni fa

di Adolfo Tammaro –

Venerdì 3 febbraio 2023 si è svolto un eccellente incontro online sul tema:
“Perchè dico NO ai Termovalorizzatori (più propriamente da chiamarsi Inceneritori)”
organizzato da Enrico del Vescovo Presidente di Italia Nostra Castelli Romani.
Gli ospiti – tutti nomi illustri nella salvaguardia dell’Ambiente – hanno tenuto fede molto bene alle attese.

Numerosi gli argomenti trattati con dettaglio e capacità di comunicazione a controprova di anni di studi e di prove di comunicazione ad una platea ancora oggi troppo ristretta quando si parla di difesa dell’Ambiente.

Ecco la lista degli intervenuti:

Paul Connett – Professore emerito di chimica alla ST. Lawrence University di N.Y.

Rossano Ercolini – Presidente dell’Associazione Zero Waste Europe e Italy

Enzo Favoino – Coordinatore scientifico Zero Waste Europe

Raniero Maggini – Presidente WWF Roma e Area Metropolitana

Roberto Scacchi – Presidente Legambiente Lazio

Franco Medici – Professore di Ingegneria Chimica Università “La Sapienza”

A breve sarà resa disponibile la registrazione integrale dell’evento e sarà nostra cura comunicarlo.

Tante le informazioni allarmanti e certificate al tempo stesso che possono riassumersi – in estrema sintesi – nelle seguenti:

Gli Inceneritori avevano un senso nel 1990. Oggi sono preistoria
Non esiste al mondo la parola Termovalorizzatore. In Italia viene usata questa parola per “ingannare” chi ascolta. Si chiamano ovunque Inceneritori, a livello internazionale e UE ‘Incineretor‘
Gli Stati Uniti hanno costruito il loro ultimo Inceneritore nel 1997. La Danimarca sta varando piano di dismissione

Gli inceneritori sono il sistema meno conveniente di produrre energia
Lo schema di sostenibilità (recepito anche a livello Europeo) non prevede alcun tipo di sovvenzione agli Inceneritori e (di conseguenza) anche gli Stati Membri non possono elargire Aiuti di Stato in quella direzione
L’Europa ha incluso gli Inceneritori nella lista di impianti industriali da “multare” a livelli progressivi in proporzione alla loro produzione di Co2 che è storicamente molto elevata
L’Europa importa il 60% delle materie prime che servono alle sue industrie. Specialmente in tempi di guerra e di tensioni internazionali il nuovo paradigma di approvvigionamento deve diventare il recupero della materia e non la sua distruzione
Circa il 25% di quanto si produce viene trasformato in ceneri altamente tossiche. Una parte di queste definite “pesanti” creano un problema grave di smaltimento ma ancora peggio sono quelle definite “leggere” (circa il 20%) e che diventano incontrollabili e solo in minima parte catturabili dai filtri. Su un Inceneritore da 600.000 t/anno parliamo quindi di 150.000 tonnellate
Roma produce 1.680.000 Tonnellate di rifiuti con una bassissima percentuale di porta a porta del 40% circa. Resta quindi circa 1.000.000 di Ton da smaltire. L’inceneritore di San Vittore sarà presto portato (con la quarta linea) dalle attuali 300.000 a 450.000 T/anno.
Per far funzionare un Inceneritore servirà una quantità enorme di acqua (come per una città da 12000 abitanti). Le riserve acquifere dei Castelli NON HANNO questa disponibilità

Quindi in poche parole DOBBIAMO FERMARE QUESTO SCEMPIO.
L’intervento del Prof. Paul Connett ha aggiunto alla conferenza una nota di sconforto e di allarme al tempo stesso.

Sconforto sapendo che a Ottobre 2017 la ex Sindaca Raggi aveva organizzato con l’allora Assessora Pinuccia Montanari un incontro con il Prof. Connett finalizzato a far partire un progetto “Rifiuti Zero” per Roma (che poi sappiamo come ora è finito).

Di allarme perchè ci ha lasciato queste raccomandazioni:
1) Misurare le nanoparticelle nell’atmosfera prima e dopo la messa in funzione dell’Inceneritore (speriamo che questa non sarà possibile né a Santa Palomba né altrove)

2) MONITO ATTENZIONE DIOSSINE NELLE UOVA. Gli animali che mangiano a terra (in particolare le galline) metabolizzano la diossina caduta a terra nel raggio di 5 km. dagli Inceneritori. Tali Diossine si ritrovano poi nelle uova
(Per maggiori info sui pericoli diossina si consiglia di leggere il Disastro di Seveso https://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_Seveso#:~:text=Il%20disastro%20di%20Seveso%20%C3%A8,artificiale%20fra%20le%20pi%C3%B9%20tossiche.

3) La popolazione si attivi per il monitoraggio. Ad esempio è utile raccogliere, catalogando le distanze dall’Inceneritore e far analizzare i licheni presenti su rocce o cortecce di alberi

Ultimo, ma non ultimo, punto.
La parola Sostenibilità sembra a molti un lusso da “radical chic”
Allora è meglio ricordare a tutti che nel futuro dei nostri nipoti ci sarà bisogno di 5 nuovi pianeti Terra se si continuerà a consumare risorse come nel modello di vita degli Americani, tanto per avere una unità di misura.
Quindi la chiamiamo “sostenibilità“, ma in realtà parliamo di “sopravvivenza“.

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