Riceviamo e pubblichiamo dal Comitato di Quartiere Villa Ferrajoli di Albano una nota dopo l’incendio del 29 luglio. Il Comitato è in prima fila per la lotta contro l’inceneritore di Gualtieri e anche per questa occasione non ha mancato di inviare un suo commento.
Il 29 luglio scorso, un sabato già di per sé caldissimo, è andata a fuoco, in via E. Ferrari-Ciampino, un impianto di trattamento di alcuni tipi di rifiuti prima dello smaltimento o il riciclo: una grande colonna di fumo sia è alzata dal sito generando, a sua volta una enorme nuvola nera che spinta dalla brezza mattutina si è portata sopra i Castelli oscurando per alcune ore il cielo di Marino, Albano Laziale nella direzione della Nettunese .”Tenete le finestre chiuse” l’appello degli amministratori. Dai post letti su diversi siti emerge la preoccupazione dei residenti e qualcuno chiama in causa “addirittura” il costruendo inceneritore di S. Palomba temendo di doversi chiudere in casa anche tra qualche anno. In effetti oggi abbiamo avuto un anticipo di quanto accadrà ai Castelli tra qualche anno, se il programma di Città Metropolitana di Roma andrà in porto ma, con conseguenze anche più invasive. Dalla ciminiera del Grande forno infatti non uscirà fumo denso e nero, ben visibile a tutti quanto, piuttosto, quasi incolore (condizione che potrebbe portarci a sottovalutarne la pericolosità ritenendolo fumo buono) ma, egualmente dannoso perché carico delle particelle nocive residue per le quali, al momento, non esistono filtri capaci di catturarle. Poco riconoscibile in quanto, non nero ne fetido, si disperderà, in primis, nell’atmosfera dei territori più prossimi all’impianto e poi chi sa dove, portato dai venti; ne conseguirà che, chi vive nei pressi dell’impianto inconsapevolmente, inalerà respirando o assorbirà con il cibo i veleni dell’incenerimento rifiuti che, ad oggi, nessun filtro è in grado di eliminare completamente (molti ricorderanno gli inviti ad evitare diversi prodotti ortofrutticoli, all’epoca del disastro di Cernobyl). Inalazione ed assorbimento di veleni che continueranno ben oltre la stessa vita dell’impianto produttore perché, lo stesso ambiente circostante e le popolazioni che vi insistono ne risulteranno, rispettivamente, saturato o danneggiate come da varia letteratura, anche medica, in merito.
Le popolazioni dei Castelli chiedono, a gran voce, di poter tenere le finestre aperte ora come in futuro.
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