di Marco Carbonelli –
Ho appreso, attonito, la mattina del 31 agosto la notizia della morte improvvisa e totalmente inaspettata di Daniele Carbone. Ho impiegato un giorno per razionalizzare questo accadimento che ha colpito una persona buona, creativa, originale e generosa di cui ero amico e che, per molti anni, è stata anche collega di lavoro.
Daniele aveva 54 anni, era un valente ingegnere elettronico che aveva orientato all’informatica la sua vita professionale.
Ma Daniele era molto di più di questo.
Lo avevo conosciuto nel 1994, appena arrivato a vivere a Frattocchie con la mia famiglia, mia moglie Giovanna e, allora, i nostri primi due figli di 3 e di 1 anno di età.
A quel tempo Daniele era studente universitario e stava per preparare la sua tesi. Ci eravamo conosciuti per la musica: Daniele era un appassionato suonatore di chitarra ma non disdegnava sperimentare anche altri strumenti musicali, passando dalle tastiere ai fiati, fino alle percussioni.
Ricordo bene le cene insieme a casa nostra con Giovanna e i piccoli, le sue riflessioni sulla futura professione, i ragionamenti sulla musica e sul volontariato, altra sua passione generosa a Frattocchie, dove era impegnato in parrocchia nei progetti di solidarietà avviati da don Bruno Meneghini, l’allora nuovo parroco.
La vita volle che qualche anno dopo, nel nuovo millennio appena iniziato, si divenne colleghi presso il centro di ricerca dove io già lavoravo dagli anni ’80, la Fondazione Ugo Bordoni. Daniele anche lì spiccava: il suo pensiero critico e la visione laterale delle situazioni gli consentiva di svolgere attività informatiche davvero di alto livello, fino a diventare responsabile del Laboratorio per la Valutazione e la Certificazione della Sicurezza Informatica della FUB di allora. Ricordo ancora le sue capacità straordinarie nelle analisi di sicurezza e nel riconoscere, e anche sfruttare a titolo di studio, le vulnerabilità dei sistemi informatici, oltre 20 anni fa, quando il termine cybersicurezza era appannaggio di un manipolo di persone.
E poi tanto altro ancora: dalla musica suonata insieme alla fondazione dell’associazione Marino Aperta Onlus dedicata al volontariato, dalla progettazione di siti web di informazione alla passione per gli strumenti e le nuove possibilità offerte dalle tecnologie, e sempre, il tutto, condito di tanto volontariato e solidarietà.
Oggi sul sito di Marino Aperta www.marinoaperta.it è apparso anche un pensiero su Daniele dell’ormai anziano don Bruno Meneghini, pensiero che mi piace riportare anche qui: “La notizia della morte di Daniele mi rattrista profondamente” ha scritto don Bruno. “Ho un ricordo vivissimo della sua persona e della sua amicizia. Possano le parole del vangelo di Giovanni riferite a Lazzaro essere di conforto per la sua famiglia, la moglie Tiziana, i suoi due figli e per tutti noi suoi amici: ‘Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno’.”
Tutta la redazione di Noi Cambiamo, a partire da me, si stringe in queste ore fraternamente alla famiglia di Daniele, alla moglie Tiziana e a due figli Francesco e Davide.
Grazie Daniele di tutto quello che hai fatto per noi, che tu possa riposare nella pace.
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