L’inceneritore di Santa Palomba a Report: come ne escono i protagonisti

di Gianni Botta –

Il servizio di Report sull’inceneritore di S. Palomba è appena terminato e, senza aggiungere altro, invitiamo chi non lo avesse visto a farlo a questo link.

Iniziamo col dire che il tema ha dominato l’intera puntata già dall’anteprima che, come nei migliori pranzi, ha servito l’antipasto parlando di PM10, PM2.5, PM1 a proposito della qualità dell’aria di Milano, sintonizzandosi su ciò che sarebbe venuto dopo.

A seguire Sigfrido Ranucci, premettendo “di non essere ideologicamente contrario ai termovalorizzatori“, ha dato il via alla sinfonia.

Ce n’è stato per tutti i protagonisti “attivi” di questi lunghi anni:

• il Sindaco di Roma Commissario Straordinario PD Roberto Gualtieri, protagonista di tutte le fasi iniziando dal 2021 quando, appena eletto, “avvertì la necessità di un ‘termovalorizzatore’ a Roma” e che ora, in virtù dei poteri straordinari conferitigli ai sensi dell’art.1, comma 421, della Legge 234/2021, può: “…sospendere l’ordinanza di ripristino del terreno disposta dai tecnici del IX Municipio, posticipandone gli effetti ad ottobre 2026” o addirittura rilasciare l’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’inceneritore, che varrebbe come variante urbanistica modificando la destinazione del terreno;

• l’A.D. di AMA Bruno Manzi, che con sguardo acceso ha negato ogni evidenza iniziando dal Piano Regionale dei Rifiuti del 2020 che espressamente vieta la realizzazione di nuovi inceneritori nel Lazio, per non parlare dell’esistenza del fosso della Cancelliera o dell’area consortile di rispetto;

• l’ignaro ingegnere della Società GECO, che per soli 2.000 € in un paio di settimane ha “fatto il favore” ad AMA stilando una relazione che ha consentito di rimuovere i vincoli esistenti sull’area. È da ricordare che quella stessa relazione venne successivamente citata dal TAR del Lazio e dal Consiglio a supporto dei giudizi con cui sono stati respinti nel merito i ricorsi presentati dai Comitati – tra cui l’Associazione per il Cambiamento – Le Formiche – e dalle Aziende, con l’appoggio dei Comuni dei Castelli;
• il fuggitivo geometra Linari dello studio “Linari-Magni” di Lanuvio, estensore di una perizia che fissava il prezzo dell’area a 75 € al metro quadro portando così a quasi 7.500.000 € il costo di un terreno valutato la metà quando venne acquistato dalla misteriosa francese di 75 anni che lo rivendette all’AMA, come emerso dalle dichiarazioni del suo architetto di fiducia.
  Piccola nota: l’inviata ha aggiunto che nel 2018 l’area del vicino centro Amazon è stata pagata 18 € al metro quadro;
• l’intermediatore – che, da questa vendita, avrebbe ottenuto una provvigione di 447.000 € – irrigiditosi quando l’inviata ha cercato di incalzarlo;
• il Direttore Generale di Acea ATO2 – alla quale spetta il compito di assicurare la fornitura idrica alle popolazioni che vivono nella zona – che non ha ritenuto di rilasciare dichiarazioni perché è in corso una gara.
  La stessa Acea ATO2 che, tuttavia, ha chiesto alla Regione Lazio l’istituzione di una “area di salvaguardia del campo pozzi laurentino che serve gli acquedotti di Pomezia e Ardea” proprio vicino al punto in cui è ubicato il terreno dell’inceneritore, rendendolo inidoneo alla costruzione dell’impianto.

Gli eroi di questa vicenda sono l’ex Assessore al Comune di Roma Berdini, che puntualmente e con fermezza ha illustrato i punti deboli del progetto definendolo un “inedito dal punto di vista della procedura“; l’ex Consigliere Ama Voglino, che in qualità di architetto ha votato contro l’acquisto del terreno ravvisando i vizi presenti nella sua valutazione; l’ex Assessore Lepidini e, con lui, i Sindaci di Albano e Castelgandolfo Borelli e Gasperini; il Consigliere del Comune di Albano Marco Alteri ed Elena Mazzoni, entrambi attivisti di Rete Tutela Roma Sud; Roberto Salustri, attivista ecologista di RESEDA; Giuseppe Girardi, ex ingegnere ENEA; Antonio Cosmi e Carlo Giudicepietro – entrambi agricoltori della zona che dalla costruzione dell’inceneritore riceveranno un danno alle colture – e Paolo Nataloni, proprietario del terreno dirimpetto a quello incriminato, dove ha costruito la casa per i suoi figli e che è stato completamente ignorato; per finire i cittadini di Borgo Sorano e del Villaggio Ardeatino, costretti a sopravvivere da anni senza acqua potabile diretta e ad andare e venire con le bottiglie dal vicino distributore ACEA.

A margine, una menzione particolare va alla misteriosa e brillante signora francese, che in terra italica ha dato prova di altissima abilità sparendo nel nulla poco dopo la vendita del terreno e delle altre proprietà, per tornare dai nipoti in terra patria.

Ma il personaggio più interessante di tutta la vicenda è il Presidente della Regione Lazio Rocca, il quale sarà chiamato a decidere se:

• dichiarare l’area dell’inceneritore “a rischio ambientale”, come richiesto dal Comune di Albano a causa delle infiltrazioni della vicina discarica di Roncigliano, certificate dai tecnici di ARPA Lazio;
• dichiarare “l’area di salvaguardia del campo pozzi laurentino” richiesta da ACEA ATO2, circostanza di cui ha dichiarato di essere venuto a conoscenza solo grazie alle domande della bravissima e incalzante inviata Claudia Di Pasquale.

Come una “moira” dei giorni nostri, il Presidente FdI Rocca ha nelle sue mani le sorti dell’inceneritore ma, soprattutto, quelle di Roberto Gualtieri e del Partito Democratico di Roma, sponsor dell’opera (ma solo qui a Roma): lascerà che le cose seguano il loro corso (magari ottenendone un credito politico futuro dal PD) oppure rilascerà le dichiarazioni che gli sono state richieste, semplicemente avvalendosi delle sue competenze (quindi senza alcun rischio), condannando l’inceneritore ed il suo fautore nonché principale rivale Gualtieri, facendo così piazza pulita a Roma del partito che lo ha sostenuto?

Cosa fareste se foste nei suoi panni?

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