Il centrodestra di Marino, una storia in pezzi
3 agosto 2011, 31 ottobre 2012, 30 ottobre 2013. Tre date che, nella storia recente di Marino, riassumono il percorso politico pluridecennale di quel modello consociativo affaristico fondato sulla speculazione edilizia.
Il 3 agosto 2011 Adriano Palozzi e la sua compagine danno il via all’affare Divino Amore, un progetto che già dal 2008 prendeva le mosse al livello regionale durante la presidenza Marrazzo ed era ripreso poi dall’asse Polverini-Palozzi col contorno del capocorrente PD Astorre. Inizia subito la battaglia di opposizione all’affare, dall’azione di Adolfo Tammaro in consiglio comunale ai ricorsi al TAR portati avanti da varie aggregazioni di cittadini.
Il 31 ottobre 2012, quando Palozzi rimette in corsa l’affare, che, nel frattempo, subiva ritardi per gli evidenti problemi tecnico amministrativi, la sua maggioranza dava già evidenti segni di scollamento. Nonostante l’intervento in cui Tammaro illustrava assurdità e irregolarità giuridiche e urbanistiche, intervento che Rapo, concorde nel merito, ebbe a definire “opposizione col lanciafiamme”, Palozzi, tra una minaccia e l’altra, ricondusse all’ovile tutti i recalcitranti ed un mirato ricompattamento, cui si aggiunse l’assenza dall’aula del gruppo PD, portò al voto unanime sul proseguo dell’operazione. Ora, il 30 ottobre 2013, qualcosa si è definitivamente inceppato. Dopo aver sospeso la precedente seduta consiliare del 30 settembre su proposta-assist dell’ineffabile Ambrogiani, la mozione ad autotutela con cui Tammaro chiedeva la rimessa in votazione dell’affare Divino Amore ha provocato la dissoluzione della maggioranza di centrodestra. Sono scappati tutti, lasciando uno smarrito Minotti a chiedere l’ennesimo rinvio per l’impossibilità della maggioranza di affrontare la situazione. Ora che il carisma di Adriano non regge più e quello di A(d)rianna non colma ancora la misura, il giocattolo è caduto a pezzi. Questo episodio porta con sé una considerazione di fondo. Forse possiamo definirlo una momentanea sconfitta del Partito del Cemento. Il Partito del Cemento è la definizione giornalistica di un fenomeno sociale che collude nella politica interessi che vanno dalle mire dei politicanti di mestiere e degli imprenditori senza scrupoli a quelle espansionistiche delle mafie, che riciclano nell’edilizia speculativa capitali di provenienza criminale. Questo fenomeno spiega, a Marino, la trasversale presenza del comitato d’affari, la direzione della speculazione edilizia, in tutti i vari schieramenti politici: se soddisfano durano, se non soddisfano cadono. E ora, di fronte al culmine di questa logica nel mega- affare più grande che si poteva, altri 15000 abitanti in un’area già al limite del collasso idrogeologico, c’è stato un fatto nuovo e diverso da quanto visto finora. Si chiama OPPOSIZIONE.
Il Movimento per il Cambiamento è un’aggregazione spontanea e organizzata di cittadini. Si ispira direttamente ai valori della Costituzione Repubblicana per farne una rinnovata battaglia di attuazione, la Costituzione da difendere e vivere come programma di governo. Nasce dal territorio, esprimendone le istanze che una politica degenerata, chiusa nel palazzo, affidata e risolta nell’irresponsabile strapotere di pochi interessati capibastone e del codazzo di clienti, emargina e avvilisce, relegando il cittadino alla mera scelta di un boss o di un altro.
E’ il modello della libera riscossa dal basso, quella che raccoglie motivazioni, competenze ed intelligenze che non possono più riconoscersi nella statica consociazione che tiene le “parti” coese nel difendere rendite di posizione e privilegi di casta. E in questo caso, di fronte alla follia di uno scempio del territorio, questo modello è stato autore di un’opposizione sconosciuta ad un paese abituato alla passività, alla complicità o all’inerzia. Questa opposizione, per il momento, ha raggiunto un successo. Di fronte alla diretta e personale assunzione di responsabilità dei danni derivanti dallo scempio del territorio, sono scappati. La maggioranza non c’è più. Un lavoro duro e appassionato, costante e puntuale, documentato ed approfondito, da parte di tutto il Movimento e di Tammaro in particolare, che, unico consigliere del Movimento, ha sostenuto l’impegno del lavoro consiliare, ha portato a questo risultato. Forse gli argomenti di questa opposizione e il ricorso al TAR in itinere potrebbero aver indotto chi a livello regionale era padrino dell’operazione ad un disimpegno, o forse la battaglia per la difesa del territorio dovrà proseguire.
Comunque vada a chiudersi questa storia, è la storia dell’intera politica marinese. Nessuno di coloro che l’hanno sostenuta potrà riproporsi il giorno dopo: la caduta dell’affare Divino Amore è la caduta di tutti coloro che intorno ad essa hanno giocato la loro partita e, sulla base del peso rilevante che il Movimento per il Cambiamento ha avuto e ha su questa caduta, ora i cittadini sanno che fermarli e mandarli a casa tutti non è lo slogan di un populismo antipolitico, ma la possibilità di aprire un capitolo nuovo per Marino.
Movimento per il Cambiamento
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