Con una prima riunione svoltasi il 16 dicembre a Palazzo Colonna per la Commissione Urbanistica, parte un fitto calendario di incontri settimanali, ben 5 consecutivi, che affrontano con la nuova maggioranza la questione urbanistica. La notizia è trapelata prima sibillina, poi la convocazione è apparsa sul web. Infine, la riunione è arrivata.
Gli incontri, oltre a quello del 16 dicembre, sono programmati per il 21 e 28 dicembre e l’11 e 18 gennaio.
L’ordine del giorno è unico e laconico: Piano Urbanistico Comunale Generale (PUCG).
La Commissione Urbanistica Permanente, lo ricordiamo, è composta da tutti eletti riconducibili al centrodestra, e a nessuno della vecchia maggioranza del M5S è stato consentito di accedere a questa Commissione con il voto maggioritario dell’ultimo Consiglio Comunale.
Nessuno si sorprende del tema celato sotto all’ordine del giorno: come provare a smontare l’attuale PUCG che di fatto ha imposto un’importante salvaguardia sul territorio, bloccando molte delle ipotesi di ulteriori urbanizzazioni del vecchio disastroso PRG.
Le promesse fatte da Cecchi e i suoi alleati in campagna elettorale debbono essere, probabilmente, molte e diversificate, soprattutto agli sponsor della campagna del nuovo sindaco coinvolti con ampi interessi nelle costruzioni che, in massa, lo hanno supportato al ballottaggio vinto di stretta misura con Colizza.
Riuscirà la maggioranza di Cecchi a trovare gli strumenti tecnici per riaprire la ‘sagra‘ del cemento a cui dieci anni di giunta Palozzi/Silvagni ci avevano abituato?
Al circa 59% dei 36000 aventi diritto al voto a Marino che non sono andati a votare al ballottaggio di ottobre (circa 20000 persone) sembrerebbe interessare davvero poco.
Al 21,5% dei votanti che ha supportato Cecchi (7746 voti per l’esattezza al ballottaggio), invece, dovrebbe interessare molto per i business edilizi da riavviare!
Interessa molto anche al 20% che ha votato Colizza (7176 voti per l’esattezza al ballottaggio), cittadini che dovrebbero affinare il loro interesse e le azioni politiche per evitare la nuova, purtroppo ampiamente scontata, ondata di cementificazione del territorio.
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