di Gianni Morelli –
“Due secoli, l’un contro l’altro armato, sommessi a lui si volsero come aspettando il Fato………… Ei fé silenzio ed arbitro si assise in mezzo a lor” (da ‘Il cinque Maggio’)
Anche il Manzoni, Senatore del Regno d’Italia e cattolico convinto, ha rivolto questo grande elogio all’Imperatore Napoleone. Ammirazione e quasi devozione verso un conquistatore che ha utilizzato la sua sagacia per soggiogare popoli con l’uso delle armi.
“Sorge or commosso al subito sparir di tanto raggio, e svolge all’urna un cantico che forse non morrà”.
E siamo orgogliosi dei successi di Roma che ha esteso il suo impero su tutte le terre allora conosciute. Con pesanti ritorsioni su quanti si opponevano alle sue conquiste.
Evidentemente noi umani siamo portati a dare valore ed a simpatizzare per chi dimostra di essere in grado di conquistare e dominare.
Enormi masse hanno di volta in volta appoggiato dittatori ed eseguito ordini nefasti che hanno portato a discriminazioni e a stragi di quanti erano visti come ‘diversi’. Diversi per religione, per inclinazioni sessuali, per usi e costumi, per differenze razziali, per ricchezza di quelle risorse la cui disponibilità crea potere.
Ora, in una situazione internazionale resa difficile dal veloce esaurimento delle risorse naturali del nostro Pianeta e da una pandemia che ha messo a dura prova le capacità di reazione di tutti i Paesi del mondo, subiamo l’evolversi di una guerra che ci tocca molto da vicino. E che porterà a grandi cambiamenti nella definizione di nuovi equilibri nella mappa geopolitica del mondo. Non possiamo non tenerne conto.
Questa guerra sta mettendo in evidenza la debolezza dell’Europa e sta evidenziando come sia poca cosa rispetto alle grandi potenze che la fanno da padrone nell’economia mondiale: gli USA, la Russia, la Cina e l’emergente India. A oriente miliardi di persone cercano di migliorare le loro condizioni di vita e non hanno più voglia di aspettare.
E allora, invece di prendere le difese dell’una o dell’altra fazione in guerra, invece di schierarci da una parte o dall’altra ci dovremmo unire compatti per costringere i nostri governanti, molti dei quali oggi impegnati solo alla continua ricerca di voti, a decidere quale ruolo vogliamo giocare e quali obiettivi intendiamo perseguire nel nuovo assetto mondiale.
Le priorità con cui agire vedono sicuramente in primo piano l’aiuto alle popolazioni civili che stanno subendo atrocità e il nostro massimo impegno nel condurre i belligeranti al cessate il fuoco.
Priorità urgenti anche quelle di prepararci ai colloqui che verranno con la competenza e l’energia necessarie per riuscire a mantenere la nostra capacità di autodeterminazione nei nuovi scenari che si proporranno.
La pace si conquista in tempo di pace. E nella pace dobbiamo riuscire a far sopravvivere le basi della nostra cultura e della nostra civiltà.
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