di Marco Carbonelli –
La nostra testata Noi Cambiamo è sin dalla sua prima apparizione nel 2010 impegnata sui temi della tutela ambientale e della difesa del creato dallo sfruttamento insensato e poco lungimirante imposto dalla cultura della crescita ad ogni costo senza rispetto delle risorse del nostro pianeta.
Anche sul tema dell’inceneritore la posizione della nostra testata e del nostro editore, l’Associazione Per il Cambiamento, è stata sin dall’inizio di contrasto per un mega-impianto da 600 000 ton/annue di rifiuti previsto da Gualtieri a S. Palomba. Questo impianto di incenerimento di fatto rinuncia a considerare le vie diverse del recupero, riciclo e riuso che invece sarebbero rispettose del pianete e delle future generazioni, condannando il nostro territorio dei Castelli Romani a tenere acceso per almeno i prossimi 20-30 anni un forno di incenerimento per bruciare immondizia romana e far rientrare dell’investimento i privati che finanziano l’opera.
Aderiamo, dunque, anche a questa nuova iniziativa molto significativa e apprezzabile assunta dai comuni di Albano e Castel Gandolfo, con coraggio dalla Parrocchia S. Giuseppe di Pavona, e dalle associazioni e comitati della Rete Tutela Roma Sud che il 6 giugno alle ore 18 nella parrocchia a via Pescara (Pavona – Albano) hanno organizzato un Convegno per i giovani, ma aperto a tutti gli interessati al problema, sul tema “Non Bruciamo il Futuro. Trasformiamo i rifiuti in materie prime e lavoro“.
Preziosi i relatori, come mostra la locandina: lo scienziato Federico Valerio, il manager esperto di rifiuti Daniele Fortini e la prof.ssa, referente della Comunità Laudato Sì dei Castelli Romani, Marcella Costagliola. Tutte persone che manifestano molte perplessità sulla scelta dell’inceneritore.
E’ trapelata anche la notizia della probabile presenza del Vescovo di Albano, Mons. Vincenzo Vita. E questo non sarebbe affatto un cattivo segno.
Che i cristiani affrontino con cognizione di causa e con posizione ferma e coerente all’enciclica papale ‘Laudato sì’ di Papa Francesco questo tema è importantissimo in questa fase in cui si sta spacciando l’inceneritore come la soluzione dei problemi dei rifiuti di Roma. Basta pensare che i rifiuti ci sono ora in strada, per scarsissima capacità di raccolta e differenziazione della città, l’inceneritore, semmai ci sarà, sarà pronto tra 5-6 anni … Già solo questo dato fa riflettere, per non parlare poi dell’assenza di acqua – che servirà in quantità enormi per l’impianto -, del tema delle ceneri di combustione prodotte – circa un terzo del peso entrato nel forno – e dei filtri inquinati da smaltire, fino all’inquinamento ambientale che priverà le terre circostanti a questo inceneritore dei requisiti per la sviluppatissima agricoltura biologica oggi praticata, fino ad influenzare la salute degli abitanti di tutta l’area per decine di km intorno all’impianto.
Chi ha a cuore il futuro del territorio, quello dei suoi figli e dei suoi nipoti, non può mancare il 6 giugno.
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